Omelie 2016 di don Giorgio: QUATTORDICESIMA DOPO PENTECOSTE

21 agosto 2016: XIV DOPO PENTECOSTE
Esd 2,70-3,7.10-13; Ef 4,17-24; Mt 5,33-48
L’autore sacro del primo brano, tolto dal libro di Esdra, rievoca un momento particolare, diciamo un’emozione forte provata dal popolo ebraico, tornato in patria dopo l’esilio babilonese, nel vedere ricostruire le fondamenta del nuovo Tempio, dopo che la meraviglia di Salomone era stata rasa al suolo nel 586 a.C. dall’esercito di Nabucodonosor.
Leggendo il brano, si rimane colpiti dalla reazione apparentemente paradossale del popolo, che urla per la gioia e urla per  il pianto. Come mai?
Urla di gioia e di pianto
Sarebbe troppo sbrigativo rispondere dicendo che i più giovani tra gli ebrei, nati durante l’esilio, fossero entusiasti di gioia nell’assistere alla rinascita del loro popolo, che, se aveva bisogno di mura protettive, aveva soprattutto bisogno di un tempio per ristabilire l’alleanza con Dio. E sarebbe troppo sbrigativo dicendo che, dall’altra parte, i più anziani, che avevano assistito alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio salomonico, piangessero nel ricordare ciò che avevano perduto di più caro.
Gioia e pianto insieme, parte della nostra esperienza
Allarghiamo il discorso. La gioia e il pianto è un misto talora incontrollabile e inscindibile di esperienze passate, che rivivono nella speranza di una rinascita. La gioia è unita alla sofferenza dei ricordi, e i ricordi si tramutano nella gioia della speranza.
Gioire e piangere: quante volte sarà capitato anche a voi! Si piange per troppa gioia. La gioia che fa piangere è quella che nasce da una grande sofferenza, che ora trova la sua rivincita.
Sembra quasi che una gioia a se stante non sia così saporosa come quella legata ad una sofferenza. Questa comunanza l’ha capita bene lo stesso Gesù Cristo, quando ha citato l’esempio di una donna che partorisce.
In fondo, ogni parto, di qualsiasi genere, è frutto di dolore, che poi si tramuta in gioia.
L’esuberanza dei giovani
Se c’è una cosa che i giovani, a differenza degli anziani, dovranno ancora capire è che la vita non è da gustare con il criterio categorico: “Mordi tutto ciò che ti capita sotto tiro e, poi aspetta che arrivi sera, per provare altre emozioni!”.
C’è una legge della vita che riguarda tutti: ogni gioia è frutto di una rinuncia al superfluo. Troppo superfluo prima o poi porta al collasso, e dal collasso si esce tornando all’essenziale. Lo avevano capito molto bene gli ebrei esuli tornati in patria: avevano perso tutto, perché avevano tradito l’Essenziale, ovvero l’Alleanza con Dio.
Se di tutto l’Antico Testamento tenessimo anche solo questo insegnamento, ovvero che perdere l’essenziale è perdere tutto, credo che potremmo dimenticare anche tutto il resto. Un insegnamento, che anche i giovani, soprattutto i giovani, dovrebbero imparare in fretta, se non vogliono essere travolti dall’eccesso di cose inutili, che vanno ad appesantire il respiro del proprio essere interiore. Ed è qui il vero pericolo per i giovani: soffocare l’essere.
Cristo e San Paolo
Passiamo al brano del Vangelo, con un occhio anche al brano di San Paolo. Sì, perché leggendo le parole di Gesù e le parole di San Paolo, rimango colpito dai loro differenti punti di vista. Gesù mette a confronto la legge antica con la nuova legge, quella da lui inaugurata: “Avete anche inteso che fu detto agli antichi…, ma io vi dico…”. San Paolo, invece, mette a confronto l’atteggiamento dei pagani con quello dei nuovi credenti in Cristo: “Non comportatevi più come i pagani… voi dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo…”.
Cristianesimo e mondo pagano
Non mi è facile in pochi minuti spiegare il motivo per cui Gesù se la prendeva con la religione ebraica e il motivo per cui San Paolo metteva in guardia i cristiani dal mondo pagano. Diciamo subito che San Paolo ha pagato sulla sua pelle il fatto di essere stato un ebreo fanatico, persecutore dei cristiani, e che, una volta convertito, ha fatto di tutto per sganciarsi dalla religione ebraica, tanto è vero che è stato più volte dagli ebrei perseguitato, minacciato di morte e, per sfuggire al tribunale ebraico, si era appellato alla sua cittadinanza romana. Il suo problema, dunque, è stato come evangelizzare il mondo pagano, che a lui sembrava tanto lontano dal Vangelo di Cristo. Ma è successo che proprio quel mondo, apparentemente così diverso e lontano, abbia accolto con entusiasmo la Buona Novella, mentre le persecuzioni all’inizio sono arrivate proprio dal mondo ebraico. Certo, le grandi persecuzioni contro i cristiani sono state quelle dell’impero romano, ma come impero, come potere: la povera gente da tempo aspettava un messaggio di conforto e di speranza, tanto più che i cristiani parlavano di giustizia, di uguaglianza, ed è stato proprio questo messaggio sociale a scatenare le ire del potere romano, fondato sulla più grande ingiustizia, ovvero sulla schiavitù.
Diciamo anche che, una svolta sganciato dalla religione ebraica, il cristianesimo ha sempre avuto a che fare con il mondo pagano. E qui, il discorso diventerebbe interessante: su come tra il paganesimo e il cristianesimo ci sia stato un confronto-scontro e poi una simbiosi, fino ad una specie di assimilazione reciproca. Il mondo pagano, in poche parole, ha trovato nel cristianesimo qualcosa di già suo, e i cristiani hanno preso usi e costumi anche pagani, pur cristianizzandoli.
Cristianesimo e religione  
Tornando a Gesù Cristo, la sua polemica nei riguardi della religione ebraica è stata fondamentale per capire la svolta radicale, che egli ha dato nei riguardi di ogni religione. In breve, Gesù ha inaugurato una nuova era, in cui o la religione si metterà totalmente al servizio dell’essere umano, o dovrà sparire. In ogni caso, il cristianesimo nel pensiero di Cristo non potrà mai essere una religione. La nuova religione è l’Umanità nei suoi valori più nobili e puri, da riscoprire già in ogni essere umano. Ecco perché il cristianesimo è anzitutto una realtà interiore, che scava nel profondo dell’essere umano. Da qui, escono i pensieri migliori, che potranno dirigere la società verso un futuro migliore. Certo, il cristianesimo ha riflessi anche nel campo sociale e politico, ma nei suoi valori più umani, che sono quelli dell’essere interiore.

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