Adesso vi dico chi è Claudio Brambilla, direttore di Merateonline…

di don Giorgio De Capitani
No, non riguarda la sua vita privata, che a me non interessa.
No, non riguarda le sue opinioni politiche, che a me non interessano.
No, non riguarda il suo modo di condurre un giornale locale, anche se non lo ritengo particolarmente all’altezza del compito di educare le coscienze in vista del Bene comune.
Il giornale è suo, anche se non è del tutto suo (è sostenuto infatti dalla pubblicità che dipende dal numero dei lettori!), e dunque può fare ciò che vuole, pubblicando articoli o interventi o lettere di suo gradimento.
No, non tutto questo, e altro.
Vi dico invece che sorprende che un “difensore del libero pensiero”, come Claudio Brambilla si è sempre vantato, sia caduto nel sistema Salvini, ovvero di querelare chi non la pensa come lui, giustificandosi dietro il diritto di salvare il proprio buon nome e quello del giornale di cui è direttore.
Ecco chi è Claudio Brambilla: uno che querela chi lo combatte su alcune sue ingerenze fuori posto.
Sì, Claudio Brambilla mi ha querelato.  Anche se non è una querela penale, ma solo civile, fa capire lo spessore di un direttore di giornale che crede di fare il bello e il brutto tempo, senza permettere che qualcuno lo possa contestare.
Ho ricevuto stamattina la “bella notizia” che il Tribunale di Lecco mi ha condannato al risarcimento nei confronti di Claudio Brambilla per € 5.000,00 (me ne aveva chiesto 15.000!) + rimborso delle spese legali di Brambilla di € 3.000,00 circa (2.000,00 di spese generali ed accessori).
Mi hanno imposto di togliere dal mio sito l’articolo “incriminato”, ma, perché possiate rendervi conto di ciò che è successo,  leggete in pdf
ricorso ex art 702 bis
comparsa di costituzione 3
sentenza lecco

2 Commenti

  1. pol ha detto:

    Divido questo commente in due parti: personalmente, mi accodo al precedente commentatore per la solidarietà a don Giorgio.
    Questa volta, però, lascio la parola al mio amico Franco che, non solo perchè italiano e nato in Italia, ma anche come esperto di queste cose, può ben dire la sua.
    A lui la parola:
    dopo aver letto i vari atti, risulta sopratutto un elemento.
    Per potersi parlare di diffamazione, evidentemente deve risultare che il presunto diffamato si consideri effettivamente tale.
    Ma, visto che il Brambilla ha usato, come ben evidenziato nella comparsa di costituzione e risposta, egli stesso determinate espressioni, e visto che il medesimo, evidentemente, ha ben presente che non si deve diffamare, questo significa che non considera effettivamente diffamanti certe espressioni.
    A meno di non voler ammettere i due pesi due misure.
    Diffamanti se altri usano certe espressioni verso di lui.
    Viceversa non diffamanti se è lui ad usarle verso gli altri.
    Pertanto, a prescindere dalle varie questioni affrontate in sentenza, continenza, realtà storica dei fatti, interesse pubblico, già solo il motivo da me indicato avrebbe dovuto costituire, come si dice in gergo, motivo assorbente per ritenere che tali espressioni non potevano essere considerate offensive o lesive di onore e reputazione da parte del Brambilla.
    Pertanto a me pare che questa ordinanza sia viziata quanto meno da grave difetto di motivazione /travisamento di fatti, e penso che, nel caso si decida di impugnarla, si abbiano buone probabilità di vittoria.

  2. Luigi ha detto:

    Come italiano e cattolico mi sento prigioniero di un sistema mafioso (mafia, ndrangheta, camorra, sacra corona unita …) parallelo allo Stato e di una Chiesa che sta al di sopra dello Stato con connivenze mafiose e protettrice dei pedofili. Mi sento impotente. Capisco don Giorgio la sua rabbia contro questo signore. Ho sempre avuto scarsa fiducia nel “Bugiardino”. Presente ad un evento ho capito come lo faceva arrivare ai lettori come le “aberrazioni” lunari e solari all’orizzonte. Ho sempre meno fiducia del giornale de “la vendetta di mister B”. Contro chi non gode delle “sue simpatie” ha una specie di “accanimento terapeutico”. Anche se non sarei in grado di esserle utile, essendo un semplice pensionato che si gode la vita facendo il nonno con i nipoti, accetti la mia solidarietà. Non ho venduto e non vendo il mio “davanti e di dietro” per un “piatto di lenticchie”. La dignità non ha un prezzo. In bocca al lupo per l’ennesima querela.

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