da AVVENIRE
17 agosto 2023
Novecento.
Quando Israele arruolava criminali nazisti
Riccardo Michelucci
Lo storico israeliano Danny Orbach ha fatto luce sull’uso da parte del Mossad di agenti con un passato nel Terzo Reich: «Almeno quattro criminali di guerra furono assoldati in chiave anti-araba»
Alla fine della Seconda guerra mondiale molti criminali di guerra nazisti riuscirono a scappare grazie alla protezione dell’Unione Sovietica e delle potenze occidentali, che li arruolarono negli anni della Guerra fredda. Il caso più noto e clamoroso di collaborazione tra gli uomini del Terzo Reich in fuga e i servizi segreti occidentali è quello di Klaus Barbie, “il boia di Lione”, che fu reclutato dal controspionaggio statunitense con il compito di infiltrarsi tra i comunisti tedeschi.
Quell’abbraccio mortale mosso dalla realpolitik e dal denaro scavalcò ideologie e alleanze politiche ma si fermò inesorabilmente di fronte a quello che era sempre stato ritenuto un tabù: la collaborazione tra gli ex nazisti e lo Stato di Israele. Fino a oggi era stata soltanto una leggenda oscura e inverosimile. Un argomento degno di una spy story hollywoodiana che non aveva mai trovato alcun riscontro attendibile da parte degli accademici. Ci ha pensato recentemente lo storico israeliano Danny Orbach, docente all’Università ebraica di Gerusalemme, a far luce su una pagina della Guerra fredda a lungo rimossa e avvolta dal segreto ufficiale, avvalendosi di una serie di documenti appena declassificati dal Mossad e dagli archivi tedeschi e statunitensi.
Orbach ha indagato a fondo sui criminali di guerra nazisti impiegati come mercenari in tutto il mondo durante la Guerra Fredda e nel suo nuovo saggio Fugitives. A History of Nazi Mercenaries During the Cold War (in corso di traduzione in decine di lingue) ricostruisce nel dettaglio le storie di decine di nazisti che dopo il 1945 trovarono rifugio negli Stati Uniti, in Unione Sovietica, in Spagna, in Italia, in Siria e in molte altre parti del mondo. Criminali di guerra trasformati in agenti segreti dalle democrazie occidentali, dai regimi sovietici e dalle potenze asiatiche. E se era noto che la Cia, il Kgb e i servizi segreti dei paesi del Patto di Varsavia si avvalsero a lungo degli ex gerarchi di Hitler per tentare di vincere la Guerra fredda, ben più sorprendente è la parte della ricerca che Orbach dedica a Israele.
Lo storico di Gerusalemme è stato infatti in grado di dimostrare che nel Secondo dopoguerra persino il neonato stato ebraico, sentendosi accerchiato all’interno del mondo arabo, non esitò in alcuni casi ad arruolare ex nazisti tra le sue fila. «Gran parte dei criminali di guerra del Terzo Reich erano interessati soprattutto al denaro e divennero trafficanti di armi, spie e agenti segreti. Alcuni si ritrovarono fin da subito a lavorare per i comunisti sovietici o per la Germania orientale, cosa che fino a poco tempo prima sarebbe stata del tutto impensabile per un nazista – spiega Orbach –. Per altri, invece, l’anticomunismo prevaleva su tutto e trovarono quindi naturale andare a lavorare con gli statunitensi. Poi vi furono quelli ossessionati dall’odio anti-ebraico, che sognavano la nascita di un Quarto Reich nel quale avrebbero potuto continuare a perseguitare gli ebrei. Furono questi ad avvicinarsi al mondo arabo, che si trovava in lotta con lo stato di Israele».
Lo storico israeliano afferma di essersi imbattuto quasi per caso nella storia degli ex criminali nazisti che furono arruolati da Tel Aviv e di aver avuto accesso a molti documenti d’archivio finora inediti della Cia, del Mossad e del Bundesnachrichtendienst (il servizio di intelligence della Germania federale). «Materiale che trenta o anche vent’anni fa sarebbe stato del tutto inaccessibile, grazie al quale ho potuto scoprire la storia dei fuggitivi nazisti che ebbero un ruolo sorprendente nel contesto del conflitto tra Israele e il mondo arabo», precisa Orbach. «Negli anni della Guerra fredda il Mossad e i servizi di intelligence dell’esercito israeliano non agivano in modo molto differente dagli altri servizi segreti occidentali dell’epoca. Molto spesso l’opportunismo e il realismo politico prevalevano sulle ideologie e anche sul desiderio di vendetta nei confronti dei perpetratori dell’Olocausto». In base alle sue ricerche, Orbach può confermare la presenza di almeno quattro uomini del Terzo Reich che dopo la guerra collaborarono attivamente con i servizi segreti di Tel Aviv. «Non escludo che ce ne siano stati altri ma al momento non ho elementi a sufficienza per poterlo confermare», aggiunge.
Il caso più importante e controverso è quello di Walter Rauff, un uomo che durante la guerra era stato un ufficiale del servizio di sicurezza delle SS e aveva preso parte allo sviluppo dei furgoni a gas mobili con i quali furono uccisi migliaia di ebrei. Poi era stato coinvolto nello sterminio degli ebrei francesi. Nel 1945 sfuggì a ogni processo e trovò rifugio in Siria, dove si mise al servizio del dittatore Husni Za’im che lo incaricò di creare un’unità ispirata alla Gestapo con l’obiettivo di annientare gli ebrei della Palestina, un piano che alla fine rimase soltanto sulla carta. Ma quattro anni dopo, in seguito a un cambio di governo a Damasco, venne espulso dal Paese e cercò di trasferirsi in Sud America. Lungo la strada, in Italia, entrò in contatto con i servizi segreti israeliani ai quali accettò di vendere informazioni per vendicarsi dei siriani e poi divenne un agente israeliano in Egitto. «Ciononostante – spiega Orbach – i servizi che Rauff rese a Israele non bastarono a garantirgli l’immunità. Nel 1980 il Mossad inviò un commando di agenti in Cile per eliminarlo ma non ci riuscì. Rauff morì di cancro quattro anni dopo. La sua collaborazione fu breve e fugace ma dimostra che Israele, fin dall’immediato Dopoguerra, non si fece troppi scrupoli nei confronti dell’arruolamento degli ex nazisti».
Nell’elenco dei reclutati dal Mossad figura anche Otto Skorzeny, l’ex ufficiale delle Waffen-SS che nel settembre 1943 liberò Mussolini dal suo rifugio nel Gran Sasso. A guerra finita divenne un mercenario e un trafficante d’armi che lavorò prima per i siriani, poi per gli egiziani, facendo affari con i consulenti tedeschi del programma missilistico del Cairo. «Nel 1960 il Mossad sembrava intenzionato a lanciare una gigantesca caccia all’uomo per assassinarlo – continua lo storico – ma poi ritenne che gli sarebbe stato molto più utile da vivo, e decise di reclutarlo. Avraham Ahituv, futuro direttore del servizio di sicurezza dello Shin Bet, incontrò Skorzeny in un hotel di Madrid e lo arruolò con il compito di sabotare i programmi missilistici dell’Egitto». L’ex ufficiale nazista non volle denaro in cambio ma chiese che il suo nome fosse rimosso dall’elenco dei criminali ricercati compilato da Simon Wiesenthal, il famoso cacciatore di nazisti. Stando a un rapporto interno del Mossad citato nel libro di Orbach, però, la sua richiesta non venne accolta. La collaborazione andò avanti lo stesso e durò a lungo, finché Skorzeny non morì di cancro in Spagna, nel 1975.
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da https://financecue.it/10-grandi-imprese-collaborarono-hitler-nazismo-olocausto/17765/
10 grandi imprese
che collaborarono con Hitler
27 GENNAIO 2020
Spesso non ci si pensa ma molte delle imprese che conosciamo collaborarono con Hitler durante tutto il periodo del nazismo, compreso l’olocausto.
Hugo Boss
Negli anni ’30, Hugo Boss iniziò a produrre divise naziste. Il motivo?
Lo stesso Hugo Boss si era unito al partito nazista e aveva ottenuto un contratto per creare le uniformi delle SS.
La produzione di uniformi naziste andò così bene che Hugo Boss finì per aver bisogno di portare i lavoratori schiavi in Polonia e Francia per dare una mano in fabbrica.
Nel 1997, il figlio di Hugo, Siegfried Boss, disse a una rivista austriaca di notizie: “Naturalmente mio padre apparteneva al partito nazista. Ma chi non vi apparteneva allora? ”(Fonte: New York Times )
Volkswagen
Ferdinand Porsche, l’uomo dietro Volkswagen e Porsche, incontrò Hitler nel 1934, per discutere della creazione di una “macchina del popolo”. (Questa è la traduzione italiana di Volkswagen.)
Hitler disse a Porsche di costruire l’auto con una forma aerodinamica, “come uno scarabeo”. E questa è la genesi del Maggiolino Volkswagen.
Durante la seconda guerra mondiale, si ritiene che ben quattro lavoratori su cinque negli stabilimenti della Volkswagen fossero schiavi.
Ferdinand Porsche aveva persino un collegamento diretto con Heinrich Himmler, uno dei leader delle SS, per richiedere direttamente schiavi da Auschwitz. (Fonte: The Straight Dope )
Bayer
Durante l’Olocausto, una società tedesca chiamata IG Farben produsse il gas Zyklon B utilizzato nelle camere a gas naziste. Hanno anche finanziato e aiutato con gli “esperimenti” di tortura di Josef Mengele sui prigionieri del campo di concentramento.
IG Farben è la società che ha ottenuto il massimo profitto dal lavoro con i nazisti. Dopo la guerra, la società fu sciolta. Bayer era una delle sue divisioni e divenne il nome della compagnia principale.
Un’altra curiosità in merito alla Bayer è che l’aspirina, ossia il prodotto più famoso e redditizio della compagnia, fu creato da Arthur Eichengrun, impiegato della società.
Ma Eichengrun era ebreo e Bayer non voleva ammettere che un ragazzo ebreo fosse l’inventore del loro miglior prodotto. Ciò spinse la Bayer a dare il merito dell’invenzione a Felix Hoffman.
(Fonte: Alliance for Human Research Protection, Pharmaceutical Achievers)
Siemens
La Siemens è un’azienda di fama mondiale divisa in più settori. I più importanti sono quelli dell’automazione, della mobilità e dell’energia. Fu proprio quest’ultimo il settore in cui l’azienda fu di maggior utilità per il regime nazista. La Siemens Electric Company fu infatti la principale azienda a sfruttare gli internati del campo di concentramento di Ravensbrück, in particolar modo le donne che nel campo erano costrette a lavorare per dodici ore al giorno senza nessuna pausa.
Oltre a questo la società si occupò anche della produzione delle munizioni Union. Tra i famosi sopravissuti che lavorarono nella fabbrica c’è anche la Senatrice Liliana Segre.
(Fonte: BBC )
Coca-Cola
La Coca Cola ha giocato su entrambi i fronti durante la seconda guerra mondiale. Hanno supportato le truppe americane ma hanno anche continuato a fare soda per i nazisti.
Nel 1940, la filiale tedesca di Coca Cola finì lo sciroppo e non riuscì a ottenere nulla dall’America a causa dell’embargo dovuto alla guerra.
Così hanno inventato una nuova bevanda, in particolare per i nazisti: una soda al gusto di frutta chiamata Fanta. L’allora capo della Coca-Cola Deutschland (Coca-Cola GmbH), decise di creare un nuovo prodotto per il mercato tedesco usando solo ingredienti disponibili in Germania all’epoca, tra cui zucchero di barbabietola , siero di latte e la sansa di mele.
(Fonte: New Statesman e Wikipedia)
Standard Oil
La Luftwaffe aveva bisogno di gas al piombo tetraetile per far decollare gli aerei. La Standard Oil era una delle sole tre società in grado di produrre quel tipo di carburante.
Senza di loro, l’aeronautica tedesca non avrebbe mai potuto far decollare gli aerei. Quando lo Standard Oil fu sciolto come monopolio, portò alla ExxonMobil, alla Chevron e alla BP, che sono ancora oggi in circolazione.
(Fonte: MIT’s Thistle)
IBM
Nel 1930 l’azienda fornì al regime nazista schede perforate e un sistema di ricerca dati che permettesse di individuare gli ebrei tramite il controllo del censimento. Questo sistema venne utilizzato anche per coordinare i treni che portavano i prigionieri verso i campi di concentramento.
(Fonte: CNet)
Kodak
Durante la seconda guerra mondiale, la filiale tedesca di Kodak usava i lavoratori schiavi nei campi di concentramento. Molte altre filiali europee intrattenevano importanti rapporti commerciali con il regime nazista che aveva bisogno di determinati prodotti per la sua propaganda.
Wilhelm Keppler, uno dei migliori consiglieri economici di Hitler, aveva legami profondi con Kodak. Quando iniziò il nazismo, Keppler consigliò a Kodak di licenziare tutti i loro impiegati ebrei per avere grandi commesse dal regime nazista. (Fonte: The Nation )
Allianz
Allianz è uno dei principali gruppi assicurativi europei e ad oggi l’11° più grande gruppo finanziario del mondo.
La compagnia di assicurazioni durante la seconda guerra mondiale faceva assicurazioni sulla vita agli ebrei internati nei campi di concentramento (assicurazioni pagate dagli ebrei) e quando questi morivano, il premio assicurativo andava al partito nazista.
La società tuttavia non ha negato le sue responsabilità e ha pubblicato un documento in merito.
Chase Bank (controllata da JP Morgan)
Tra il 1936 e il 1941, circa 20 milioni di dollari furono raccolti sul suolo americano per la Germania nazista. (C’erano una manciata di istituti bancari coinvolti, ma Chase era il nome più grande.) Fondamentalmente, le banche vendevano un prodotto chiamato Rueckwanderer Marks ai cittadini statunitensi di origine tedesca.
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