Siamo nelle mani di pazzi terroristi, eletti da un popolo bastardo

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Siamo nelle mani di pazzi terroristi,

eletti da un popolo bastardo

Una domanda che mi pongo, e ogniqualvolta con maggiore intensità: in tutta la storia umana, da quando si è formato il primo nucleo di società, chi ha dettato il passo o il potere?
Il genio del bene o il genio del male?
A parte l’origine del male (la realtà è che il male è antico, forse prima che apparisse l’uomo sulla terra), come mai sembra che il male abbia sempre o quasi messo in crisi il bene? Forse che il bene creaturale non è mai perfetto, perciò è nella sua mancanza di perfezione che risiede il male?
La teoria, che risale a Sant’Agostino, il quale probabilmente ha fatto sua una concezione più antica del bene e del male, secondo cui il male sarebbe ciò che manca perché il bene sia perfetto, mi ha sempre affascinato tanto da credere che sia proprio così.
E allora è chiaro che il male non scomparirà mai, perché in tal caso, se scomparisse, avremmo la perfezione del bene in modo assoluto. Solo Dio è il bene Assoluto, noi ne siamo una emanazione che in quanto tale non potrà mai essere tutto il Bene.
Il problema sta dunque nel togliere la possibilità del male, realizzando il bene nel modo migliore possibile. Più bene, meno male.
Se il bene ha il sopravvento, il male è ben poca cosa, ovvero è quella minima parte che manca perché il bene sia perfetto.
Dunque, la responsabilità è tutta nostra: sta nell’impegno di ogni creatura a realizzare più bene possibile, o meglio a realizzare il bene in sé nel nostro agire quotidiano, nei nostri pensieri quotidiani, nei nostri sogni quotidiani. Se manco in qualcosa, ovvero, usando una terminologia ecclesiastica, se pecco (peccare è venir meno a qualche dovere o legge), permetto al male di rodere anche la parte del bene che ci è rimasta.
Se non realizzo il bene, do al male la possibilità di prevalere: più tolgo al bene la sua possibilità di realizzarsi, più do spazio al male di realizzarsi.
Qualcuno dirà: allora tra il bene e il male c’è un rapporto inscindibile, il male esiste in rapporto al bene nella sua parte manchevole. Certo! Il male in sé non esiste, ma esiste in quanto il bene non fa bene la sua parte.
Se è così, quante riflessioni sulla realtà quotidiana, che riguarda il nostro agire, anche nel contesto di una società così balorda da dare spazio al male di espandersi, e il male sarebbe il nostro disimpegno, nelle teorie balorde che non permettono al bene di realizzarsi.
Pecchiamo, ovvero veniamo meno al nostro essere in quanto bene, quando siamo condizionati da quell’ego che ci allontana dal bene migliore.
E che cos’è l’ego, se il male in sé non esiste, ovvero esiste solo nella parte mancante del bene?
Mi vengono in mente le parole di San Paolo, così in sintesi: non faccio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Come a dire: c’è in me come un istinto o una forza che mi spinge a fare il male che non vorrei fare. L’ego? Quell’ego che i Mistici medievali definivano “amor sui”?
Ma ciò che colpisce nelle parole di San Paolo è quando dà la colpa alla legge: più leggi imposte, più possibilità di non osservarle, e perciò più possibilità di peccare. E qui il discorso diventerebbe interessante, pensando non solo alle leggi assurde degli ebrei che tenevano schiave le coscienze, tanto da scatenare dure reazioni di Cristo. Esiste solo una Legge, ed è la Grazia dello Spirito! È quanto lo stesso Paolo cercherà di far capire ai cristiani dei suoi tempi. Ma pensando anche a quanto farà la stessa Chiesa istituzionale, inventando leggi e leggine imponendole ai credenti, potremo allora capire fino a che punto sia arrivata a tradire lo stesso Cristianesimo, con l’intento diabolico di tenere schiavi i credenti: più leggi, una marea, più legami tali da costringere i cristiani ad andare a confessarsi, per ottenere il perdono del potere.
Forse da qui è nata quella perversione del potere che, in ogni campo da quello politico a quello religioso, fa valere con la forza le sue leggi per imporre obbedienza, creando distorsione nella stessa coscienza. Se le leggi sono sbagliate, come del resto lo sono almeno nella loro limitatezza strutturale, allora non si capisce più ciò che è bene e ciò che è male. Il male è non osservare le leggi, ma costringendo i cittadini e i credenti, per mille motivi, a eludere le leggi, con sotterfugi per nulla nobili, ovvero non in vista del bene comune.
Se si è perso, come oggi sembra, in modo anche massiccio e radicale, ogni concetto di bene, allora tutto diventa male. Almeno ci fosse rimasta qualche idea di bene, il male sarebbe più convertibile, appena il bene aumentasse la sua possibilità di realizzarsi.
E allora, siamo chiari, il populismo che cos’è, la dittatura che cos’è, ogni potere che calpesta ogni senso di giustizia, che cos’è.
Oggi siamo nelle mani di pazzi terroristi, eletti da un popolo bastardo. E voi mi potete spiegare come mai, dopo secoli e millenni di progresso culturale, di illuminismo, di cristianesimo, di mistica, senza tralasciare l’antico pensiero greco, siamo qui a non saper più distinguere ciò che è bene e ciò che è male?
Se, secondo il pensiero di Agostino, il male sarebbe la mancanza del bene, ovvero un bene non del tutto realizzato, oggi come potremmo definire il male, se abbiamo perso ogni concetto di bene? Torniamo all’antica concezione di una entità di male in contrapposizione con l’entità di bene? Dunque, due entità separate, in lotta tra loro? Due spiriti, uno buono e uno cattivo? Due divinità?
A che cosa è servita la nobiltà secolare di un grande Pensiero che aveva colto quel Bene Assoluto, l’Uno divino, da cui tutto è originato e tutto proviene, che si disperde sì nella “regio dis-similitudinis”, come scrive Agostino nelle “Confessioni”, riferendosi alla propria esperienza personale, ma sempre soggetta a una possibile conversione: invertire la strada della dis-somiglianza divina, per tornare sulla strada verso l’Unico Bene Necessario?
Oggi sembra che tutto sia una perdizione unica. C’è un potere dittatoriale che impone i suoi diktat, come se esistesse solo il male assoluto.
Il bene sembra conoscere solo timidi seguaci, magari con qualche utopia di quelle che farebbero sognare tempi d’oro, quando c’era solo il bene, tanto perfetto da non lasciare spazio al male, impossibile quando il bene è assoluto.
Se oggi siamo nelle mani di criminali “democraticamente” eletti dal popolo, allora qualche dubbio c’è che questa povera società abbia perso ogni concezione del bene.
22 febbraio 2025
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