Omelie 2022 di don Giorgio: PRIMA DOPO LA DEDICAZIONE

23 ottobre 2022: PRIMA DOPO LA DEDICAZIONE
At 13,1-5a; Rm 15,15-20; Mt 28,16-20
C’è un filo conduttore che lega o unisce i tre brani della Messa, ed è il verbo “evangelizzare” o “annunziare il Vangelo o la Buona Novella”.
Nel primo brano si parla di profeti e di maestri, che, come dice l’autore sacro, lo Spirito consacra e invia in missione. L’apostolo Paolo nella lettera ai cristiani di Roma parla del “sacro ministero di annunciare il vangelo di Dio”. Nel terzo brano l’evangelista Matteo riferisce le parole di Gesù ai suoi discepoli: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli… insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”.
Quante volte abbiamo sentito e sentiamo parlare di evangelizzazione. Sembra che sia l’essenza della missione della Chiesa. Già all’inizio del cristianesimo si era posto il problema della centralità di questo compito: evangelizzare i popoli, senza farsi distrarre da altri servizi, ad esempio l’assistenza ai poveri. Gli apostoli scelgono per questo compito sette diaconi, con questa giustificazione: “Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate tra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della parola”.
E poi è successo di tutto, ovvero che la Chiesa si impegnasse in mille altre cose, anche importanti come nel campo assistenziale, ma dimenticando o trascurando l’essenza della sua missione, ovvero annunciare la parola di Dio o la Buona Novella.
Sempre il solito difetto che vediamo anche in una società impegnata nell’azione piuttosto che nel pensiero, che è quella luce che proviene dall’intelletto interiore.
Ma che cosa comporta annunciare la Parola di Luce che è il Vangelo? Che anzitutto i profeti o i maestri siano loro stessi illuminati dal di dentro dall’Intelletto divino. Dunque, i maestri siano preparati alla missione di annunciare il Vangelo. Chiariamo: prepararsi alla evangelizzazione esige anzitutto una buona scuola teologica, la quale non deve tanto indottrinare, ma aiutare il soggetto ad accostarsi alla verità, che essendo infinita, esigerà una sempre maggiore sete del Divino, scendendo in quel Pozzo, di cui parla Giovanni nel racconto dell’incontro di Gesù con la donna di Samaria.
Pensatela come volete, ma a fare un serio esame di coscienza spetta soprattutto alla Chiesa istituzionale, la quale ha fatto di tutto pur di dare una certa corporeità al mandato di Cristo di evangelizzare i popoli, esasperando quell’idea fissa, ma contraddittoria, di parlare di una scelta preferenziale degli ultimi o dei poveri, per fare poi tutt’altro, o trascurando quella realtà interiore di cui soprattutto l’uomo d’oggi avrebbe bisogno.
Questa è la vera domanda da farci, come Chiesa, e a cui rispondere: l’essere umano di che cosa ha bisogno? Certo, di pane, di lavoro, di casa, di salute, di servizi sociali, di assistenza sanitaria, di centri sociali di ricupero o di inserimento, e così via. Ma a questo dovrebbe provvedere lo Stato, e lo Stato andrebbe certamente stimolato anche dalla Chiesa, la quale dovrebbe anche stimolare le istituzioni civili perché provvedano al bene comune.
Ma alla Chiesa di Cristo spetta anzitutto il compito di evangelizzare, ovvero di comunicare la Buona Novella. Con questo non intendo dire che la Chiesa dovrebbe trascurare gli aspetti educativi e assistenziali e anche politici di una società sempre più abbandonata a se stessa, soprattutto se lo Stato non fa ciò che dovrebbe relativamente al bene comune.
La Chiesa istituzionale potrà e magari dovrà fare anche un’opera di supplenza, nel caso in cui lo Stato venisse meno al suo compito di servire il bene comune. Ma nello stesso tempo, la Chiesa non potrà venir meno al suo compito di evangelizzare.
Ma che significa evangelizzare? Non significa fare proseliti, andare dappertutto per conquistare alla causa della Chiesa istituzionale più pagani possibili, convertendoli imponendo loro il battesimo, visto come la porta per entrare a far parte del mondo ecclesiastico.
Evangelizzare parte da quell’invito/comando di Cristo: “Metanoeite!”, ovvero “cambiate mentalità”, “il vostro modo di pensare”, che proviene dalla mente che mente. Con la mente menzognera non si può cambiare il modo di pensare, ma solo con l’intelletto interiore, che è lo spirito, si cambia vita, ci si converte.
Tutto dipende da qui. È paradossale, qualcosa di allucinante che la Chiesa si sia sempre impegnata consumando un mucchio di energie nel fare e nell’operare carità assistenziale, ma con la testa bassa, con la testa cioè per nulla illuminata dal Mistero divino.
La Chiesa istituzionale fa, agisce, si butta in questo o in quello, organizza convegni, propone incontri, conferenze, anche ritiri spirituali, ma sempre dimenticando l’invito/comando di Cristo: “Metanoèite!”.
Basterebbe illuminare dentro di noi una piccola lampadina, ovvero, secondo il linguaggio dei Mistici medievali, basterebbe riattivare la scintilla divina che è in noi, perché tutto si faccia luce in casa e poi fuori casa.
Quell’invito del Papa a uscire nelle periferie che cosa significa? Non siamo forse già in una tale periferia carnale da mettere in crisi quella evangelizzazione che richiede anzitutto che rientriamo dentro di noi?
Se vogliamo dire così, qual è il cuore del messaggio evangelico da annunciare a tutto il mondo? Fare proseliti? E allora ricordiamo l’invettiva di Cristo: “Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della geenna due volte più di voi”.
Siamo invece chiamati a dire a ogni essere umano, battezzato o non battezzato, credente o ateo: “Rientra in te stesso, e lì, nel tuo essere interiore, scoprirai chi sei e scoprirai anche la sorgente del tuo essere, che è Dio”.
Oggi Gesù ci provocherebbe ancora: “Sei un estraneo a te stesso, vedi solo il tuo aspetto esteriore, vivi fuori del tuo mondo spirituale, vivi in una carnalità tale che anche tu sei carnale, sei solo pelle, sei solo ventre, sei solo bocca che straparla, sei mani che afferrano, sei piedi che evadono alla ricerca di soddisfazioni senza senso, sei chiuso in un mondo di alieni”.
“Metanoèite!”, urlerebbe ancora Cristo. “Cambiate mentalità, cambiate la mente, sostituitela con l’intelletto attivo che è dentro di voi: avete dentro un mondo meraviglioso, sorprendente, che è sepolto sotto un mucchio di cenere. Riattivate la fiammella, quella scintilla divina che è emanazione della Grazia. E poi tutto sarà possibile, perché a Dio nulla è impossibile, quando entra in azione la sua Grazia”.

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