La Chiesa cattolica
nelle mani di un Papa impotente e confuso
Dopo aver letto questo articolo apparso su AVVENIRE mi sono ancor più convinto che la Chiesa cattolica (da non confondere con il Cristianesimo, uscito purissimo dal pensiero del Cristo risorto), non regge più, nemmeno come istituzione ecclesiastica, visto che nella sua gerarchia sembra oramai impotente, quasi prostrata a mangiare polvere di una società nelle mani di un potere corrotto e criminale, che si diverte a frantumare tutto in… polvere.
Gli spiriti liberi non hanno mai avuto voce in questa società carnale, e tanto meno in una Chiesa carnale. Nel passato, e ancora oggi.
La gente sperava che almeno la Chiesa cattolica in questi momenti così drammatici fosse come un faro, o un punto di riferimento, a cui guardare, su cui appoggiarsi, in cui sperare.
Vuoto!
Sembra che questo Papa, oramai impotente anche fisicamente, ci prenda oltretutto in giro: dice e disdice, fa sperare e poi si rifugia nel solito giochetto di trarsi in disparte per diplomazia, incolpando questo o quello in nome di una “inconvenienza” o “inopportunità”, un alibi sempre pronto a giustificare la virtù dei vigliacchi.
Il coraggio non è la virtù dei forti istituzionali o di uomini di potere, ma degli spiriti liberi, che, proprio perché liberi, non hanno alcun appoggio umano a cui aggrapparsi, ma solo quel Divino presente nell’essere più puro, ovvero più libero da condizionamenti carnali.
Questa Chiesa nella sua gerarchia non crede in quel Dio, purissimo Spirito, che vola alto, al di sopra delle meschinerie umane.
Questo Papa sembra in balìa di una struttura religiosa che fa acqua da tutte le parti. Ha solo il consenso degli opportunisti, degli ipocriti di convenienza, di credenti a cui è rimasto solo quel pretendere miracoli dai santi, oscena prova di quanto la fede sia ridotta a pura carnalità che chiede segni da un cielo chiuso dalla stupidità umana.
Ciò che è allucinante, ciò che mi impressiona è il silenzio degli spiriti liberi, supposto che oggi ce ne siano abbastanza per alzare almeno un dito contro il cielo chiuso dalla stupidità umana e da religioni genuflesse a incensare il potere carnale.
E diciamola tutta: al di fuori della Chiesa cattolica, che cosa c’è? Qualcosa di meglio? Forse di peggio. Ogni religione di qualsiasi fede ha il fiato corto, arranca, ha un passo pesante, carnale, prigioniera di poteri anche occulti, rende schiavi gli adepti sempre pronti a vendersi per una briciola di soddisfazione psicologica.
Non ci rimane che rifugiarci nel nostro essere interiore, non per evadere, ma per trarre dalla Sorgente divina quella energia vitale che potrebbe fare piazza pulita di ogni marciume, per poter rifare tutto secondo quel Logos, che secondo gli antichi pensatori greci era l’Armonia o l’Ordine divino, che dà un senso tutto il creato.
Il Logos è l’anti-imbecillità, e se c’è oggi una infinita imbecillità è perché manca l’intelletto attivo, messo sotto strati e strati di detriti di una società in frantumi.
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da AVVENIRE
22 aprile 2022
Vaticano.
Il Papa:
non incontrerò Kirill per ora.
E spiega perché non va a Kiev
Gianni Cardinale
Intervistato dal quotidiano argentino “La Nacion”, Francesco ha parlato della guerra in Ucraina, dei suoi rapporti con il Patriarca di Mosca e degli sforzi diplomatici della Santa Sede
Non ci sarà l’incontro tra papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill previsto per giugno. Lo rivela lo stesso Pontefice in una intervista al quotidiano argentino La Nacion in cui spiega anche perché non ha in agenda di recarsi a Kiev e il motivo per cui nel deprecare la guerra in Ucraina non cita mai esplicitamente la Russia e il suo presidente Vladimir Putin.
Sui rapporti con Kirill, Francesco dice che sono “molto buoni”. E poi, rivolto al giornalista intervistatore Joaquin Morales Solà, aggiunge: “Mi rammarico che il Vaticano abbia dovuto revocare (levantar in spagnolo, ndr) un secondo incontro con il patriarca Kirill, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme. Ma la nostra diplomazia ha capito che un incontro dei due in questo momento potrebbe creare molta confusione. Ho sempre promosso il dialogo interreligioso. Quando ero arcivescovo di Buenos Aires, ho riunito cristiani, ebrei e musulmani in un dialogo fruttuoso. È stata una delle iniziative di cui sono più orgoglioso. È la stessa politica che promuovo in Vaticano. Come mi hai sentito dire molte volte, per me l’accordo è superiore al conflitto “.
Sul perché non citi mai la Russia e Putin, Francesco risponde: “Un papa non nomina mai un capo di stato, tanto meno un paese, che è superiore al suo capo di stato”. E sul lavoro di mediazione vaticano: “Ci sono sempre procedure. Il Vaticano non riposa mai. Non posso dirvi i dettagli perché cesserebbero di essere sforzi diplomatici. Ma i tentativi non si fermeranno mai”.
Il Papa spiega anche il significato del gesto, compiuto il primo giorno della guerra, di recarsi a visitare l’ambasciatore russo presso la Santa Sede: “Sono andato da solo. Non volevo che nessuno mi accompagnasse. Era una mia responsabilità personale. È stata una decisione che ho preso in una notte di veglia pensando all’Ucraina. È chiaro, a coloro che lo vogliono vedere bene, che stavo segnalando al governo che può porre fine alla guerra in un attimo. Ad essere onesto, mi piacerebbe fare qualcosa in modo che non ci fosse un solo morto di più in Ucraina. Non uno di più. E sono disposto a fare tutto”.
Il giornalista riporta la giustificazione di Mosca, quando dice che l’Ucraina, un paese vicino, stava per entrare a far parte della Nato e che questo metteva in pericolo la sicurezza russa. E chiede se una guerra sia in questo caso giustificata. La risposta del Papa: “Ogni guerra è anacronistica in questo mondo e in questo livello di civilizzazione. Ecco perché ho anche baciato pubblicamente la bandiera ucraina. È stato un gesto di solidarietà con i loro defunti, con le loro famiglie e con coloro che soffrono l’emigrazione”.
Infine la domanda sul perché non sia ancora andato a Kiev dove la gente comune lo aspetta. “Non posso fare nulla – risponde Francesco – che metta a rischio obiettivi superiori, che siano la fine della guerra, una tregua o, almeno, un corridoio umanitario. A cosa servirebbe che il Papa vada a Kiev se il giorno seguente la guerra continuasse?”.
Buongiorno don Giorgio,
ho ascoltato con attenzione l’ultimo video in cui parla delle relazioni attuali con Delpini e la curia milanese.
Mi colpisce sempre la sua disponibilità e apertura verso un’istituzione che ha fatto di tutto per reprimerla e isolarla; io non ce la farei.
Segno della sua nobiltà d’animo e della capacità di superare ogni cosa in virtù del “bene comune”.
Purtroppo la chiesa di tutti i tempi non accetta chi canta fuori dal coro; anzi esclude, allontana e isola chi la pensa diversamente.
E’ incapace di aprirsi, di dialogare e di confrontarsi su chi la vede diversamente. Se pensiamo a quanto tempo si è speso nel dialogo interreligioso, nei sinodi…tutto tempo
buttato che non ha sortito alcun effetto. Semplicemente perchè l’agire della chiesa è nell’imporre un pensiero, una posizione piuttosto che un cammino sinodale nella ricerca del giusto.
Un cammino dove ci si predisponga ad ascoltare tutti.
Lei don Giorgio da fastidio, è un fastidio. Lo stesso vale per me nella mia comunità.
Lei don Giorgio ragiona, ascolta lo Spirito, medita. E’ un prete pericoloso perchè davanti alla verità che riconosce e accoglie, non esita a criticare la gerachia. Lo stesso vale per me.
Non a caso pure io sono in esilio volontario dalla mia comunità, comunità a cui ho dedicato la maggior parte della mia vita nel servizio libero e che adesso è un rottame nelle mani
di un prete dissennato capace solo di ribadire che : “qui comando io perchè io son stato nominato dal vescovo!”.
E’ lodevole la sua disponibilità ma purtroppo rimarrà inascoltata. Delpini, a differenza di Scola, alterna omelie riservate al clero dove ribadisce l’importanza dell’obbedienza e dell’uniformità
a omelie dove si prodiga in assurdi elogi sull’eroicismo dei preti (vedasi omelia ultima Messa Crismale); Scola era un disco rotto, parlava solo di obbedienza.
Io sinceramente vedo solo opportunismo.
I preti milanesi son così, brontolano brontolona ma poi non trovano mai il coraggio di esporsi per cambiare le cose; chinano il capo, ingoiano il rospo e obbediscono. E su questo il vescovo ci marcia.
Quelli fuori dalle righe vengono promossi come parroci di 5 o 6 parrocchie isolate in montagna con 4 abitanti, così son tolti dai piedi; il dissenso vero non è contemplato.
O sei nel coro oppure troviamo il modo di isolarti.
Certo puoi cantare ma dove in pochi possano sentirti: questo è assurdo.
Per poi non parlare dei preti che ci ripensano oppure si innamorano. Presi per il culo, ostacolati in qualsiasi modo per la dispensa, scherniti in ogni occasione.
Ipocrisia e opportunismo sono i due aspetti da superare.
Lei don Giorgio, altri preti illuminati come tanti laici con la testa potrebbero aiutare in questo cammino di purificazione; la chiesa NON vuole e continua spocchiosamente a chiudersi nel suo buio di idee.
Dei due aspetti denunciati da don Giorgio su papa Francesco, impotenza e confusione, il primo è divino, il secondo umano. Il Dio di Gesù Cristo nel quale i cristiani dicono di credere nel lasciare che fosse condannato dai gerarchi religiosi e crocifisso dal rappresentante dell’impero romano ha messo a nudo la sua impotenza divina contro ogni forma di potere carnale religioso, politico ed economico. Aspetto comprensibile in papa Francesco circondato da collaboratori più impotenti di lui dal prete di paese al vescovo di diocesi. Non comprensibile è lo stato confusionale, che Gesù non ha avuto. Papa Francesco nelle sue scelte non può sbagliare dove stare. Il patriarca Kirill scegliendo Putin sa dove stare e cosa realizzare: il sogno della grande Russia. Il papa di una Chiesa come quella cattolica non può essere neutrale: o sta col tiranno come Kirill, o sta con la resistenza che lo combatte per la libertà di non assoggettarsi al tiranno. Teologi della liberazione come Leonardo Boff è inutile che lo difendono contro la tirannia della destra se poi tacciono su quella della sinistra. Padre Zanotelli è inutile che parli di oscenità l’esser definito filo-putiniano quando se ne lava le mani con una marcia pure oceanica che non serve a nulla se non a mettere a nudo la loro confusione mentale. La miseria umana, e su questo ha ragione don Giorgio, può portare alla confusione mentale se non c’è una lotta interiore che ci liberi, questa sì è liberazione, da ogni fanatismo religioso, ideologico che è dentro di noi. I pacifisti per me sono dei piccoli Putin devoti ai Kirill come lo sono i guerrafondai dei piccoli Hitler o Stalin devoti ai cultori di filosofie pure eccelse di morte e non di vita. Non basta credere in Dio. Tommaso il Gemello aveva ragione nel chiedere di vedere per credere. Quando ha visto ha capito che non serve vedere per credere. Serve più aver coscienza in cosa credere e il popolo ucraino ha questa coscienza, quella che manca non solo alla Chiesa, ma all’ONU e a tutte quelle organizzazioni pacifiste che pensano che con una marcia pure oceanica possa convincere un tiranno a fermarsi.