Omelie 2023 di don Giorgio: QUARTA DOPO PENTECOSTE

25 giugno 2023: QUARTA DOPO PENTECOSTE
Gen 6,1-22; Gal 5,16-25; Lc 17,26-30.33
Tralascio di commentare il primo brano: richiederebbe troppo tempo.
Partirei subito dal secondo brano, tolto dalla Lettera di Paolo ai Galati. Una parola di chiarimento su questa lettera, molto importante tra gli scritti dell’apostolo. La lettera ai Galati è stata scritta attorno all’anno 55 d.C, ed è stata inviata alle chiese che abitano nella Galazia, al centro dell’attuale Turchia, visitate da Paolo nel suo primo viaggio missionario.
Ebbene, in questa lettera Paolo affronta una realtà che si sta dimostrando ambigua: nella comunità cristiana si inseriscono alcuni credenti provenienti dal mondo giudaico, ancora legati alla necessità della legge mosaica e della circoncisione, da imporre, ecco il problema, anche ai cristiani provenienti dal paganesimo. Provate a immaginare la reazione dei cristiani ex pagani (imporre loro la circoncisione fisica!) e anche la reazione degli apostoli più aperti al soffio dello Spirito, che esigeva una grande disponibilità alla Novità del messaggio rivoluzionario di Cristo. Ma per molti cristiani ex ebrei erano ancora troppo radicate la legge di Mosé e quindi la cultura che ad essa si rifaceva. Il valore di Gesù, che pure era riconosciuto grande, non arrivava a ridimensionare e quindi a sostituire i criteri legati alla mentalità ebraica della salvezza.
Lo stesso Paolo, di provenienza ebraica, che prima della conversione era stato un accanito persecutore dei cristiani, si trova quasi spiazzato di fronte a questa chiusura, per di più coercitiva dell’autentico messaggio cristiano, e, nello stesso tempo, è adirato perché non si vuole neppure confrontarsi, per arrivare a un necessario chiarimento.
Perché scandalizzarci di questi primitivi scontri tra ex ebrei e ex pagani, quando tutta la storia millenaria della Chiesa sarà una continua negazione di un confronto necessario per chiarire quelle problematiche che sorgevano man mano passava il tempo e la Chiesa si allargava coinvolgendo popolazioni le più disparate, imponendo dogmi che non faranno altro che chiudere il cattolicesimo al cristianesimo del Cristo radicale.
Torniamo a San Paolo e alle sue enormi difficoltà nel cercare di aprire la mentalità della gente alla Novità evangelica. Sì, perché qui sta il punto: aprire la mentalità, perché ci si abitua alle consuetudini: se ieri ho fatto un piccolo passo in avanti, oggi sono tentato di stare ancora a questo nuovo piccolo passo di ieri, e non riesco a capire e ad accettare che anche oggi dovrei fare un altro piccolo passo in avanti.
Camminare verso il Meglio è la legge dello Spirito, secondo cui più mi libero dalle paure, da certe sicurezze di comodo, da certi pregiudizi che bloccano la mia mente, più procedo verso il Meglio.
E qui torna l’ordine di Cristo: “Metanoeite!”, cambiate mentalità, il vostro modo di pensare, in riferimento alla Novità sconvolgente del messaggio cristiano.
Proviamo a riflettere, ponendoci continuamente questa domanda: che significa “cambiare mentalità”? Significa: occorre trasformare la mente che mente riprendendoci l’intelletto “attivo” che è in noi, ovvero quell’intelletto che è illuminato dall’Intelletto divino.
In altre parole: la nostra mente che mente è quell’intelletto “passivo”, che subisce, in quanto passivo, ogni sorta di carnalità proveniente dal di fuori: carnalità significa pensare così come pensa l’opinione pubblica, in modo del tutto superficiale, con pregiudizi che rallentano il corso della Storia, quella di Dio. Pensate al pregiudizio razziale, che sta alla base anche delle politiche di oggi.
Proseguiamo. Il brano della Lettera ai Galati che la liturgia ci presenta nella Messa di oggi è tolto dal capitolo 5 dal versetto 16 al 25, ma se leggiamo la prima parte dello stesso capitolo 5, troveremo il cuore del messaggio di San Paolo, che è il cuore della Buona Novella di Gesù. San Paolo scrive: «Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù». Poi, versetto 13: «Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà».
Il richiamo fondamentale è quello della libertà: “Cristo ci ha liberati per la libertà” (5,1). Per questo ci deve essere una particolare attenzione a mantenere questa libertà salda e purificata.
E poi San Paolo parla della “carne” per indicare l’uomo “vecchio”, che ha mentalità “mondane”, perché vive fuori di se stesso: vive al di fuori dell’influsso dello Spirito, è soggetto all’egoismo più sofisticato e ingannevole. Un egoismo che talora, vedi oggi, si riveste anche di aspetti religiosi, vedi le lotte leghiste per certe tradizioni cosiddette cristiane.
San Paolo intende per “carne” tutto ciò che non appartiene al mondo dello Spirito, che è libertà da ogni condizionamento egoistico.
Per San Paolo lo Spirito, che si contrappone alla “carne”, è lo Spirito di Dio, presente in ogni credente, che lo porterà a produrre frutti di beni.
Lo Spirito di Dio ci educa alla libertà interiore, quella che ci libera da ogni condizionamento esteriore. E i condizionamenti esteriori più pericolosi, perché ingannevoli, sono quelli di strutture religiose, che impongono dio carnale, rivestito di dogmi carnali, che bloccano il nostro mondo interiore, là dove lo Spirito di Dio agisce in tutta libertà.
Ogni struttura, in qualsiasi campo da quello politico a quello ecclesiastico, di per sé impone schiavitù strutturali: la struttura chiude, blocca, si fa idolo di se stessa, è schiavitù che impone schiavitù.
Certo, siamo costretti a vivere in strutture, e, proprio per questo, dobbiamo prestare una grande vigile costante attenzione tenendo sempre presenti le parole di Cristo, rivolte ai suoi discepoli: “Siete nel mondo, ma non del mondo”.
Siamo “nel” mondo, ma senza appartenere alla mentalità di questo mondo.
Essere sempre, ovunque, spiriti liberi.
Dire “spirito libero” è una forma tautologica, ovvero sono due parole che hanno lo stesso significato. Già dire spirito è dire libertà, e dire libertà è dire spirito. Basterebbe dire solo spirito o basterebbe dire solo libertà.
Allora capite che ogni carnalità o qualsiasi cosa strutturale è una opposizione allo spirito e alla libertà.
E qual è la legge di libertà dello Spirito?
È la Grazia, che dice nel suo nome già tutto: Gratuità che è dono del Bene Assoluto.
Richiamo le parole di San Paolo: «Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù».

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