Mario Delpini ha mantenuto il silenzio elettorale non per due giorni, ma per mesi, ovvero da quando è iniziata la campagna elettorale, anche prima

Mario Delpini ha mantenuto il silenzio elettorale

non per due giorni, ma per mesi,

ovvero da quando è iniziata

la campagna elettorale, anche prima

di don Giorgio De Capitani
Mario Delpini si giustificherà, come ha sempre fatto, dicendo che hanno parlato gli altri per lui, e lui se ne sta zitto, quasi per paura di essere accusato come un invadente nelle questioni politiche italiane.
Che abbia un suo pensiero e una sua convinzione nel votare, credo che nessuno lo metta in dubbio, anche se Delpini sa, credo, che monsignori, preti, suore e cattolici anche ambrosiani voteranno Destra.
Perché parlare chiaro, quando Delpini pensa solo a gestire la Diocesi in un modo del tutto disincarnato dalla realtà?
Se l’è presa perché avrebbe fatto battute ironiche, fraintese dai mass media, sulla sua non nomina a cardinale di Milano.
Forse sarebbe eccessivo fare dell’ironia sull’attuale situazione sociale e politica del nostro Paese. Lui l’ironia la fa a modo suo, restando però nel bordo ecclesiastico milanese, coinvolgendo anche le diocesi confinanti, quando ne va della sua onorabilità meneghina.
Eppure, una Diocesi come quella Milanese non potrebbe talora fare da cassa di risonanza, quando si tratta di questioni non campanilistiche, ma nazionali e internazionali?
Carlo Maria Martini aveva un peso enorme nel campo mondiale, come Mario Draghi, e come Mario Draghi è stato messo ai margini da una curia milanese sempre gretta e con il muso conficcato nelle faccende nostrane, e dicendo “faccende” vorrei provocare certe scelte per nulla pastorali.
Delpini non si sa da che parte stia, e meglio sta dalla parte del qualunquismo così qualunquista che lo puoi mettere di qua e di là, e lui starebbe bene, tranne quando usa il metodo ironico, e allora fa ridere anche i polli.
Non basta prendere posizioni anche pubbliche perché è d’obbligo farlo, ma oggi forse si richiederebbe un plus di intelligenza, visto che la normalità imbecille ha preso il soppravvento.
E Delpini, tranne quando fa ironia, si nasconde dietro una normalità che è quella tipica di chi non fa sentire la sua voce di Pastore che è preoccupato del suo gregge. Già dire gregge fa paura oggi, perché tutto è gregge agli ordini di populisti mercenari, che si comperano la coscienza dell’individuo, pur di eccellere nel campo del mecenatismo del nulla.
Non si pretende che il coniglio faccia il leone, ma non credo che sia eccessivo chiedere al vescovo di essere quel pastore evangelico che scaccia i lupi per proteggere il proprio gregge dai barbari.
È vero: l’ovile è oramai un deserto, e il pastore, come insiste papa Francesco, esce nelle periferie alla ricerca delle pecorelle perdute, e qui non si accorge di trovare il proprio io, anch’esso perso nella nebbia di una alienazione desolante.
Non porterà a casa il proprio gregge, se prima non porterà a casa il proprio io.

3 Commenti

  1. GIOVANNA ha detto:

    NON POSSO CHE CONDIVIDERE PAROLA PER PAROLA IL COMMENTO DI SIMONE…PENSO AI SACERDOTI CHE HO INCONTRATO DA CUI SONO STATA TRATTATA MALISSIMO…

    PENSO AGLI ADEPTI CHE SI STRINGONO ATTORNO A QUESTI PRETUCOLI PENSANDO DI ESSERE DEI DISCEPOLI ELETTI….

    PENSO AL FATTO CHE HO SMESSO DI ANDARE IN CHIESA PERCHE’ ORMAI LA VIVEVO QUASI CON UN MALESSERE FISICO E MI SENTO TERRIBILMENTE ABBANDONATA …

    SI FA PRESTO A DIRE DI TROVARE DENTRO DI SE’ ILPERCORSO..CERTO ANCHE QUESTO E’ IMPORTANTE MA IO VORREI INCONTRARE DIALOGO CONFORTO SCAMBIO SPIRITUALE E ALIMENTO PER L’ANIMA………..
    INVECE ABBIAMO IPOCRITI E FASULLI PREDICATORI DI NULLA….

    DIO MIO CHE PAESAGGIO DEGRADATO…

    “SIGNORE DONA ALLE NOSTRE ANIME SMARRITE LA SALVEZZA PER LA QUALE CI HAI CREATO..” (D.BONHOEFFER)…………..

  2. Simone ha detto:

    Caro don Giorgio,
    in questi giorni riflettevo su quanto è difficile credere e sentirsi parte di questa Chiesa. Lo dicevo partecipando alla solita celebrazione noiosa del sabato sera dove l’unica certezza è di sentirsi giovani al cospetto dei miei quasi 40 anni. Una chiesa vecchia, frequentata da anziani, in mano ad anziani. Non ha futuro questa chiesa come non ha futuro questa diocesi. Il vescovo è paralizzato su tutti i fronti. Mi ripeto, ho l’idea che stia contando i giorni per arrivare presto ai 75 anni e lasciare la patata bollente a qualcun’altro. Senza aver combinato niente. In 5 anni ricordatemi qualcosa di incisivo deciso da Delpini?
    Quest’anno in seminario entreranno 6 giovani…meno di quelli che l’anno scorso, per svariati motivi, hanno abbandonato. Non ci sono più i numeri per garantire la copertura di tutte le parrocchie…tra 10 anni molte delle parrocchie verranno soppresse perché vuote e incapaci di sostenersi. Spesso per colpa di preti autoritari e rinchiusi con i fedelissimi capaci solo di dire sempre e solo sì. Spesso per colpa di comunità ottuse e miscredenti; affariste e maneggione. Che farebbero scappare la fede a chiunque. Abbiamo dimenticato il compito di annunciare il Vangelo occupandoci di bilancio, ristrutturazioni e di continue liti su cosa può fare il prete e cosa può fare il laico. Ci siamo trincerati in chiesa accontentandoci di una platea di anziani abitudinari che mediamente confessano gli stessi peccati da trent’anni. Tutto fermo, tutto immutabile, tutto congelato. Ogni tanto cambiamo qualche parola ad una preghiera per sentirci in evoluzione.
    Intanto la maggior parte della gente vive insensibile alle parole del Vangelo. Siamo diventati terra di missione ma continuiamo a negarlo. Rimaniamo nelle nostre dorate case parrocchiali aspettando tempi migliori. Nessuno cambia, nessuno si sforza di ricominciare col primo annuncio. Forse perché tutti sono incapaci di reinventarsi al di fuori di tradizioni e schemi consolidati.
    Il vescovo Mario, a mio avviso, conviene che non parli. Nom è una voce autorevole. Continui a fare battute e raccontare storielle.
    Oggi vado a letto triste, deluso e con un peso. Una mamma di 31 anni a pochi km da casa mia, ha deciso di togliersi la vita. Nessuno ha compreso il suo disagio. Nessuno ha trovato parole per non farla sentire sola e disperata. Qui siamo ancor prima dei titoli, dei ruoli e delle organizzazioni. Oggi facciamo fatica a stare insieme, a fidarci del vicino, a chiedere aiuto. Ci vergognamo,ci sentiamo giudicati. Sì sono triste, come comunità cristiana non stiamo facendo il nostro compito. Questo non ci permette di poter sognare un futuro…

    • luigi egidio ha detto:

      Se posso darti un consiglio, Simone, cerca dentro te stesso quello che non riesci più a trovare nelle celebrazioni liturgiche del sabato sera. Noi non possiamo risolvere i problemi personali di chi soffre. Quando assistevo i malati in ospedale mi avvicinavo in silenzio. Usavo poche parole e se era necessario offrivo loro una carezza. Ho sofferto l’abbandono e la disperazione. Ho avuto il desiderio di farla finita, ma non ho ceduto. Sentivo che la salvezza non era fuori, ma dentro di me. Quando ti pare che non ci sia una soluzione, che ti senti abbandonato non disperare. Dopo queste elezioni si prospetta un futuro non certo roseo non solo per la Chiesa, ma pure per il nostro Paese. L’imbecillità degli italiani che denunciava don Giorgio ha prevalso sulla saggezza e la visione di lungo periodo. La casa non si costruisce in un breve periodo. Non solo bisogna tener conto del progetto che sta dietro. Sai come metteva in guardia dagli imbecilli Bernanos: “Solidamente radicata al proprio terreno natale come un banco di mitili allo scoglio, la colonia degli imbecilli può essere ritenuta innocua e perfino capace di fornire allo stato e all’industria un prezioso materiale. L’imbecille è innanzitutto abitudinario e vive di partito preso”.(Georges Bernanos, I grandi cimiteri sotto la luna, 1938). E cosa diceva Eduardo de Filippo: “Ogni minuto muore un imbecille e ne nascono due”.

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