Omelie 2015 di don Giorgio: NATALE DEL SIGNORE

25 dicembre 2015: Natale del Signore
Is 8,23b-9,6a; Eb 1,1-8a; Lc 2,1-14
Eppure basterebbe il primo miracolo
Siamo arrivati ad una tale saturazione di parole vuote e di formalità oltre misura (un misto dissacrante e osceno di religioso e di profano) da richiedere quasi tutta l’onnipotenza divina perché possa compiersi un nuovo miracolo. Ma Dio non è disposto a compierlo, perché sa che sarebbe inutile, e Lui le cose inutili non le fa mai. Un nuovo miracolo sarebbe inutile, perché vale sempre il primo, quando, nel tempo da Lui stabilito, il Figlio di Dio si è incarnato nella storia umana, più di duemila anni fa.
Non mi pare perciò il momento di limitarci ipocritamente a lamentarci per le solite cose che non vanno, che poi immancabilmente ripetiamo ogni anno.
Spetta a noi
Sta a noi togliere, ogni anno, una pietra dal mucchio che, lungo i secoli, si è costruito sopra il Mistero natalizio. Sì, basterebbe poco: togliere ogni anno anche solo una pietra, e il Natale si alleggerebbe, dando al Mistero divino la possibilità di riprendersi il proprio spazio. E invece, che cosa succede? Ogni anno, ci mettiamo sopra una nuova pietra, e poi ci lamentiamo che come credenti stiamo male.
Ma forse, più che di spazi da liberare, parlerei di quel Diritto Divino (notate le parole: Diritto Divino!), l’unico assolutamente insindacabile, che richiede rispetto e giustizia da parte di ogni sua creatura vivente. Il Diritto Divino ad essere se stesso nelle sue creature è quell’insondabile Mistero di Amore che si è fatto carne, ma per restare, nello stesso tempo, Spirito di Libertà. Anche qui notate: Amore, Spirito e Libertà, parole che fanno tremare l’universo intero.
Forse a Dio interessa relativamente, anzi nulla, che le sue creature lo onorino con riti e incenso, o con litanie d’intercessione, e tanto meno professando la nostra fede con formule dogmatiche. Se anche la nostra religione fosse al top di una perfezione istituzionale, morale, dogmatica e liturgica, neppure in questo caso Dio starebbe bene. Eppure, ancora oggi la Chiesa ci invita ad amare, onorare, adorare Dio. Che senso ha? Dio non chiede questo, ma di essere onorato in ciò che ciascuno di noi è, in quanto immagine divina: qui, nel profondo del nostro essere, ciascuno può scegliere di onorare il Divino.
Dal paganesimo al cristianesimo, dal cristianesimo al paganesimo
La Chiesa cattolica, fin dagli inizi della sua storia millenaria, ha “cristianizzato” talora forzatamente le feste pagane, tra cui in particolare quella del Sole invitto, sostituendola con la Festa in onore della Nascita di Dio, ritenuto dai cristiani il nuovo Sole invincibile, e non immaginava certo che sarebbe arrivato il momento in cui il paganesimo si sarebbe vendicato, riprendendosi le sue feste, ma la vendetta è diventata oggi più subdola, facendo delle feste cristiane un miscuglio di sacro e di profano, lasciando ai credenti l’illusione di avere larghe vedute.
La vera rivincita cristiana non deve consistere nel riprendersi ancora una volta ciò che ritiene suo, ma nel tornare alle origini, il che significa rispondere o, per lo meno, tentare di rispondere alla domanda: in che cosa consiste in realtà l’Incarnazione del Figlio di Dio?
Ciò che è successo da parte della Chiesa è chiaro: il Mistero divino è diventato una festività solenne che si è così appesantita, esteriormente, lungo i secoli, da sorprendere Dio stesso, tanto da lasciarlo quasi impotente, prigioniero delle sue creature, per le quali era venuto dall’Infinito, ma non certo per farsi catturare. Ma è successo!
Se è vero che Dio è la Sorpresa che non ama farsi sorprendere dalle sue creature, è altrettanto vero che Dio non può privare le sue creature della libertà di sorprendere, con le loro ostinazioni, il Mistero stesso divino. E allora chiediamo a Dio di toglierci oppure anche solo di limitarci la libertà? Pensate: ha lasciato fare alla sua Chiesa dei grossi sbagli, ma nello stesso tempo altri spiriti, proprio in forza del dono della libertà, hanno contrastato il male della Chiesa, facendo riemergere quel meglio divino che nessuna potenza malefica riuscirà a spegnere.
Anche ora siamo qui a chiederci: quando la Sorpresa di Dio riuscirà a prevalere sulle sorprese umane? Forse anche quest’anno ci siamo illusi, credendo, ma erroneamente, di dar credito alla Sorpresa divina con le sorprese religiose. Fino a quando non capiremo che, come dicevo all’inizio, il nostro impegno consisterà nel togliere il superfluo, l’eccedente, la pomposità dei riti, tutto quel misto di sacro e di profano che tuttora caratterizza il nostro Natale, permetteremo alla Sorpresa di Dio di farsi sorprendere.
Non basta neppure, ad ogni Natale, sentirci a disagio per un altro Natale vuoto del Mistero divino. Ma subito spegniamo il disagio, riempiendo ad esempio il presepe della nostra vita con tante statuine colorate, ma inutili.
Lo Stupìto
Siamo riusciti anche a eliminare una statuina che era un po’ la caratteristica dei presepi di una volta. Nata da una leggenda francese, in Provenza, la statuina era chiamata “l’ètonnè”, ovvero “lo stupìto”, “l’incantato”, “il meravigliato”, dal suo atteggiamento tipico di chi osserva da lontano la grotta, senza avere nulla tra le mani. La leggenda dice che, proprio per non avere tra le mani alcun dono da offrire, fu rimproverato dalle altre statuine del presepe, a tal punto che intervenne Maria, che disse: “Sembra che lo stupito venga a mani vuote, invece porta la cosa più bella: la sua meraviglia. Tutto questo vuol dire che l’amore di Dio lo incanta”. Poi la mamma di Gesù concluse: «Il mondo sarà meraviglioso quando gli uomini, come Incantato, saranno capaci di stupirsi».
Anche quest’anno, da che cosa siamo rimasti incantati? Dal Mistero divino, oppure da un mucchio di cose inutili? Perché il Mistero divino incanta di più i poveri? Proprio perché non hanno altro da offrire che il loro incanto.

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