I pastori sardi regalano pecore al ragazzo derubato del gregge
da La Stampa
25/09/2017
I pastori sardi regalano pecore
al ragazzo derubato del gregge
Colletta per il 17enne a cui i ladri hanno svuotato l’ovile. “Qualche coetaneo mi deride, ma la campagna è la mia vita”
NICOLA PINNA
POSADA (NUORO)
Le prime 4 pecorelle sono arrivate come regalo di compleanno: «Il giorno che ho compiuto 16 anni, è stata una grandissima emozione. Tre me le ha portate a casa il padrino, l’altra me l’ha donata nonna Raimonda». Elia si è quasi messo a piangere quando si è trovato di fronte a quella sorpresa tanto sperata ma quasi inaspettata.
Perché lui ha sogni e passioni molto diversi da quasi tutti i suoi coetanei: il tempo libero lo ha sempre passato in campagna, e non davanti alla playstation, e da grande vorrebbe fare il pastore.
Per iniziare l’avventura da allevatore, senza farsi spaventare dalla fatica e dagli orari che i ritmi della campagna impongono, ha lasciato la scuola agraria e ha cominciato a mettere su una piccola azienda nelle campagne di Posada, in quella zona del Nuorese che si affaccia sul mare. «Avevo sette pecore, quella era la mia piccola azienda. Il latte che producevo ogni giorno bastava a malapena per fare un po’ di formaggio e per soddisfare i bisogni della mia famiglia. Ancora non avevo prodotto reddito, insomma. Contavo di far crescere l’allevamento e invece sono arrivati i ladri».
Qualcuno ha rotto le recinzioni del piccolo ovile e nel cuore della notte si è portato via il bestiame di Elia. Il sogno però non si infrange qui. Perché il pastorello più giovane della Sardegna – 17 anni compiuti la settimana scorsa – ha deciso che non si arrenderà anche perché tutti i colleghi più anziani, da ogni angolo dell’isola, si stanno mobilitando per lui. Ognuno gli donerà un agnello e così, nel giro di poco tempo, Elia farà ripartire il suo progetto. «Quando sono arrivato in campagna e ho scoperto che le mie pecore erano sparite è stato un terribile colpo al cuore. Non sapevo cosa fare, mi sono sentito sconfitto. All’inizio ho pensato che le bestie fossero scappate e per quattro giorni le ho cercate praticamente ovunque. Giorno e notte ho percorso in lungo e in largo questa fetta di campagna, ma in cuor mio ero certo che le pecore non si sarebbero mai allontanate. E alla fine mi sono dovuto arrendere. Chi ha rubato gli animali forse non si è reso conto che non ha messo insieme un grande bottino, ma ha rischiato di mandare all’aria il mio grande sogno. Comunque non ci riuscirà, perché io ci credo davvero e sono pronto a ricominciare».
Elia Taberlet ha un cognome di origine francese ma è il più giovane di una famiglia sarda oramai da generazioni. È figlio di un muratore e la sua passione per gli animali è nata quando ancora era piccolissimo. Mentre i compagni di scuola andavano a giocare al campo di calcio o passavano i pomeriggi di fronte alla tv, lui trascorreva le ore in campagna, insieme al padrino. Per le pecore, più di una volta, si è persino presentato in classe senza aver fatto i compiti. «Da subito ho capito che quello doveva essere il mio futuro. Dopo il primo anno di scuole superiori ho deciso di ritirarmi e di dedicarmi a tempo pieno al progetto di formare un gregge e creare la mia piccola azienda. Ogni tanto qualche coetaneo mi ha preso in giro, ma io credo che i giovani non debbano abbandonare la campagna. Non possiamo tutti diventare medici, ingegneri o avvocati: c’è anche bisogno che qualcuno coltivi la terra e allevi gli animali».
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