Perché bisogna dire sì ai vaccini

da http://www.iodonna.it/benessere/salute-prevenzione/2017/04/29/perche-bisogna-dire-si-ai-vaccini/
29 aprile 2017

Perché bisogna dire sì ai vaccini

Nell’occhio del ciclone soprattutto le vaccinazioni contro il papilloma virus e il morbillo. Per il mondo scientifico da affrontare senza paura
di Margherita Fronte
La bufera sulla trasmissione Report, andata in onda il 17 aprile, ha riacceso la polemica sui vaccini. Come se i dati scientifici fossero opinabili, il dibattito ha animato giornali e televisioni, lasciando ancora una volta con l’amaro in bocca i medici che di fronte alla questione hanno invece una posizione compatta. «L’importanza dei vaccini non deriva da opinioni, ma dalle ricerche sulla loro efficacia e tollerabilità e da studi sul campo, che dimostrano quanto l’incidenza di malattie gravissime  – come la poliomielite, la difterite e molte altre – sia diminuita  in seguito all’introduzione di questa forma di prevenzione» spiega Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria all’Università di Perugia e presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici.

«I medici che negano questo, che pure esistono, lo fanno senza conoscere l’argomento. Spesso sono specializzanti in settori molto lontani dall’immunologia e con le loro dichiarazioni provocano danni enormi».

Due, in particolare, sono i preparati che suscitano le polemiche più aspre: il vaccino trivalente contro morbillo, parotite e rosolia e quello contro l’Hpv, o papilloma virus, che è trasmesso per via sessuale e può causare il cancro della cervice uterina, i condilomi e altri tumori. Partiamo da qui. «In Italia il vaccino contro il papilloma virus è gratuito per tutte le ragazze nel dodicesimo anno di vita, ma il nuovo piano ministeriale prevede di offrirlo anche ai ragazzi di un anno più grandi» spiega l’esperta. «Anche se ci sono in circolazione ceppi diversi di Hpv, i preparati oggi in uso garantiscono una protezione ottimale in particolare contro quelli che determinano il cancro del collo dell’utero». Come tutti i vaccini, anche questo ha degli effetti collaterali, il più grave dei quali è lo shock anafilattico, che si registra circa in un caso su un milione. Più comuni sono invece il mal di testa (25-30 per cento), i disturbi gastrointestinali (13-17 per cento), febbre e dolore e gonfiore nella zona dell’iniezione.
Ma se il vaccino contro il papilloma virus previene una malattia che è tipicamente femminile, perché somministrarlo anche ai ragazzi? «L’Hpv determina anche tumori del pene, oltre che i condilomi e i tumori dell’ano e del cavo orale» spiega l’esperta. «Inoltre, proteggere i maschi permetterebbe di ridurre la circolazione del virus». Questo accade grazie al fenomeno dell’immunità di gregge, per cui se la percentuale di persone vaccinate è molto alta, l’agente infettivo non riesce più a propagarsi. Sfortunatamente, siamo molto lontani dal raggiungerla per l’Hpv, ma siamo ormai scesi sotto la soglia di sicurezza anche per il morbillo, che fino a poco tempo fa sembrava quasi scomparso, e che oggi torna invece a colpire. Dall’inizio dell’anno si sono registrati già più di 1.600 casi, soprattutto in Piemonte, Lazio, Toscana e Lombardia. Il 34% dei malati è andato incontro ad almeno una complicazione della malattia, inclusa l’encefalite, una grave infiammazione dell’encefalo che può determinare danni neurologici permanenti e anche la morte, e che si verifica in un malato su mille.
«La vaccinazione contro morbillo, parotite e rosolia è stata la più criticata, anche per via del suo presunto legame con l’autismo, smentito dagli studi scientifici» rispende Susanna Esposito. «Ma la copertura vaccinale è in calo soprattutto perché la gravità del morbillo, e la sua diffusione, sono molto sottovalutate dai genitori. In troppi pensano che questa malattia sia pressoché innocua, e qualcosa di simile avviene anche per la rosolia, che si previene con la stessa vaccinazione, e che se contratta in gravidanza può compromettere seriamente lo sviluppo del feto». Anche la trivalente ha i suoi effetti collaterali: il più grave è lo shock anafilattico (circa un caso su un milione), oltre a febbre, dolore nel punto di iniezione e trombocitopenia (la carenza di piastrine nel sangue, che si verifica in un caso su 30.000).
«La trivalente è stata introdotta in Italia negli anni Novanta» conclude Esposito. «Molti adulti non sono quindi protetti e questo è il motivo per cui l’aumento della circolazione del virus, determinata dal calo della copertura vaccinale nella popolazione, ha fatto sì che si ammalassero soprattutto loro. In questa fascia d’età la malattia è più grave. Per questo, chi non ha fatto il morbillo da piccolo dovrebbe immunizzarsi, anche se pensa di aver superato da tempo l’età delle vaccinazioni».

 

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