Settimana Santa: tutto passa, e tutto torna come prima, peggio di prima

Settimana Santa:

tutto passa,

e tutto torna come prima,

peggio di prima

di don Giorgio De Capitani
Parlare da prete della Settimana santa potrebbe sembrare una cosa quasi ovvia, come se si trattasse di una Settimana in cui il mondo dovrebbe convertirsi alla fonte del sangue del Cristo morente.
E poi ogni anno tutto passa, e tutto torna come prima, peggio di prima.
Nella Settimana santa i cristiani pregano, si confessano, assistono alle funzioni liturgiche, e poi tutto torna come prima, peggio di prima.
Una Settimana “autentica”, così era anticamente chiamata, ovvero una settimana da modello per tutte le altre settimane. Ma forse è così?
Secondo l’opinione comune ogni settimana parte dal lunedì e finisce con la domenica.
Ma per un cristiano non è assolutamente così: ogni settimana parte dalla domenica, che illumina i giorni della settimana.
Cristo è risorto il primo giorno della settimana, che non era il lunedì. Era, presso gli antichi romani, il Solis Dies, il giorno del sole.
Già la parola “domenica” che significa?
“Dies domini”, giorno del Signore, Giorno di Luce, Giorno del Cristo risorto.
Ma è proprio così? Oggi la domenica è proprio il Giorno del Signore, Giorno di Luce, Giorno del Risorto?
Oggi, in una società carnale, tutto è ridotto a carnalità, anche le parole più sacre vengono dissacrate.
Ma la cosa orrenda è che la dissacrazione della Settimana Santa, del Mistero pasquale, della Domenica è avvenuta ad opera degli stessi cristiani.
Oggi tutto è così ridotto a esteriorità per cui lo stesso cristiano non vive più il Mistero divino, se non nella esteriorità di riti banalmente carnali.
Certo, belle cerimonie, commoventi magari, e poi? Tutto passa, e tutto torna come prima, peggio di prima.
Siamo fortemente preoccupati di non poter partecipare alle cerimonie liturgiche della Settimana santa a causa di una pandemia che sta mettendo in crisi la stessa religione, e poi tutto si riduce a qualcosa di puramente carnale.
E poi pretendiamo che il mondo si salvi?
Ogni anno, quando arriva la Settimana santa, assistiamo al più grande fallimento di una Chiesa istituzionale, che si aggrappa alla ritualità più carnale, dimenticando l’Essenziale, che è il cuore del Mistero pasquale.
Qui non si gioca, non si può più giocare con la propria carnalità. Il Mistero pasquale va al di là dei sensi, è qualcosa di profondamente divino. Solo nel proprio essere il Mistero di Dio è presente, lo coglie e lo si vive.
Poveri cristiani, che credono di salvarsi con una rituale confessione sacramentaria, accostandosi all’eucaristia, partecipando a qualche rito liturgico, baciando Gesù crocifisso! E poi?
Tornano come prima: balordi, carnali, razzisti, egoisti, pronti a scannarsi per un miserto interesse materiale.
Non ce l’ho con gli atei, ma con i credenti, i veri dissacratori di un Mistero, quello pasquale, che attende da due millenni di cambiare questo mondo.

3 Commenti

  1. MaM ha detto:

    Quello che si legge nell’articolo di don Giorgio e nei commenti è proprio la realtà: in questo mondo bisogna essere come l’evangelista Giovanni, mistico ma realista. Così lo è anche don Giorgio.
    Sì, la realtà è un mondo di tenebre che va dal campo sociale a quello della Chiesa, e non risparmia più niente e nessuno. Mi sono resa conto che dove passa l’uomo
    distrugge, inquina, devasta, strumentalizza ecc. La cosa peggiore è che da anni a questa parte manca il Pensiero e ciò che va per la maggiore è l’apparire, l’avere
    e sentirsi così “potenti”, grazie a delle cose che sono limitate.
    Noi stiamo pagando anche quello che la Chiesa è riuscita a fare nel corso dei secoli, e cioè a riempire con riti, con reliquie, con preghiere, con giornate e tanto altro una società per avere un certo dominio e potere. Ma il paradosso è che, più si è riempita di tutte queste sciocchezze carnali, più si è svuotata della parte più importante: lo Spirito.
    Ma lo Spirito non può essere in questi luoghi, credo ne sia allergico. Se lo Spirito è Verità, penso sia nettamente in contrapposizione con tutto questo mondo.
    Pensate all’Avvento e al Natale, alla Quaresima e alla Pasqua: come si vivono da parte dei credenti? Con molta superficialità, e ciò a cui si pensa è il pranzo e il panettone o l’uovo. Finiti questi periodi si torna come prima, ma questo anche dopo essere andati a Messa, si esce e si è come prima. Anzi, neanche quando si è dentro in chiesa si cambia.
    Il discorso sarebbe molto lungo, ma c’è una cosa che è fondamentale: la Luce c’è.
    Ci vogliono sempre più spiriti liberi come lo è don Giorgio, perché solo chi è libero dentro può guidare e scuotere le coscienze che si sono spente.
    La conversione è qualcosa di lento e non avviene tutto d’un colpo. Ci vuole ubbidienza, determinazione, pazienza, costanza, coraggio. È un cammino verso la Luce, per essere Figli della Luce.

  2. Gabriele ha detto:

    Carissimo don Giorgio, l’aspetto interiore dell’Essere umano non interessa più, quasi a nessuno, né a gente comune né ai professionisti dello spirito. E se qualcuno tenta di approfondire, subito viene normalizzato e standardizzato da coloro che stanno intorno a lui – il tutto in nome del sistema e della sua necessità di mantenere lo status quo. La Chiesa fa tanto assistenzialismo, per bacchettare i suoi fedeli. I vertici sanno benissimo di aver lasciato per strada l’essenza dell’insegnamento di Gesù, la quale per tanti motivi non viene predicata e si sono accorti che nemmeno viene richiesta, allora probabilmente pensano: sfaticati come siete siccome avete tradito il vostro maestro accantonando la parte più importante del percorso di salvezza, per punizione almeno aiutate i poveri. Consci del fatto, che ciò non serve per risolvere il problema della povertà nel mondo ma serve per costringere i finti cristiani, a fare qualche cosa, qualunque cosa. E’ vero che il popolo va educato e informato, ma ormai è troppo tardi, questo si doveva fare 50 o 100 anni fa. Adesso il terreno non è assolutamente adatto a ricevere il seme della Luce, è tutto tenebra come del resto fu profetizzato e annunciato.

  3. simone ha detto:

    Ho letto questo articolo e visto il video con Martina Viganò (distrattamente). Forse sono disilluso ma la vera domanda è cosa dovrebbe cambiare? Forse il problema è insito nelle aspettative.
    Nessuno vuole sminuire il valore della Pasqua o del Natale, ci mancherebbe, ma la conversione dell’uomo è una grazia immensa. Non è qualcosa di “semplice” da ottenere e soprattutto non è in mano alla sola volontà umana. E’ forse possibile superare vizzi o peccati affidandosi solamente alla volontà dell’uomo? Sì possiamo imporci regole, limiti e precetti ma prima o poi cadremo nuovamente.
    La conversione va desiderata, chiesta, invocata…e quando si posa proprio su di noi è una grazia grandissima.
    Purtroppo la nostra “santa quaresima” è un bell’esercizio che non vediamo l’ora che finisca. E’ il “siamo tutti più buoni” trasferito in primavera. Ma chi desidera veramente cambiare? Chi desidera veramente superare i propri limiti e difetti?
    Ci nascondiamo tutti dietro un muro di plastica; scuse, trucchetti per uscirne sempre puliti. Ripeto, la conversione va desiderata con tutto il cuore. L’uomo anzitutto deve riconoscere la sua triste condizione e inginocchiarsi davanti al Padre chiedendo la grazia del cambiamento. I precetti ipocriti della Quaresima son buoni solo per far contento il prete di turno. Questo vale anzitutto per me che sono il primo a non riuscire a desiderare pienamente un cambiamento.
    Va bene così, il tempo passa, l’acqua scorre e noi siam sempre più disastrati.

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