Omelie 2019 di don Giorgio: NELL’OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE

29 dicembre 2019: NELL’OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE
Pr 8,22-31; Col 1,15-20; Gv 1,1-14
Ci sono brani che ci vengono proposti nella Messa domenicale, che meriterebbero una maggiore attenzione, anzitutto da parte della stessa Liturgia, perché scelga i momenti più opportuni, e non a pochi giorni dalla fine dell’anno, quando, anche per le numerose festività natalizie con tanto contorno di cibi succulenti e di ritualismi fuori posto, la gente ha la testa un po‘ fuori fase.
I tre brani della Messa di oggi richiederebbero più tempo a disposizione e una maggiore predisposizione interiore o spirituale, quando cioè lo spirito interiore non è distratto da mille cose talora del tutto inutili e ingombranti.
La Sapienza personificata
Come abbiamo sentito, la prima lettura, oltre che un capolavoro letterario, è un inno lirico alla Sapienza. Sarebbe interessante, ma non c’è il tempo necessario, commentare il brano di oggi inserendolo anche nel suo contesto.
La Sapienza viene presentata o, meglio, lei stessa si auto-presenta, ovvero celebra se stessa (questa è la cosa interessante) come la “primogenita”: Dio l’ha creata prima di ogni altra opera, perché era nella mente di Dio come suo progetto. In altre parole, quando Dio crea il mondo, la Sapienza gli fa da architetto o da capomastro. Dunque, Dio crea il mondo, avendo accanto la Sapienza, che gli traccia il piano.
Attenzione. Se dunque la Sapienza si auto-presenta come il “progetto” dell’agire di Dio, è allora presente all’interno del creato: il mondo non è qualcosa di già finito, di già realizzato: è sempre in evoluzione, al di là di ciò che dice la scienza che si limita a osservare dall’esterno la realtà creata.
La vera evoluzione non è quella legata alla scienza o alla tecnica, ma all’essere umano e al mondo naturale che man mano realizza il progetto di Dio, che è la Sapienza. Si tratta, dunque, di una evoluzione sapienziale che riguarda l’interiorità dell’essere umano e della natura.
A costruire il capolavoro di Dio, così come è nato dalla sua mente e che purtroppo è sempre sotto minaccia del Male, è proprio la Sapienza, la primogenita di Dio. Senza la Sapienza il mondo va nella direzione sbagliata, progredendo verso la dis-Umanità.
Attenzione ancora. La Sapienza si auto-presenta come una Donna, e che Donna! Una figura luminosa e gloriosa. Dio, dunque, ha creato per prima una donna eccezionale, di nome Sapienza, che collabora come architetta.
Non ci sono parole di meraviglia per commentare una simile straordinaria verità, che la Bibbia rivela in tutta la sua potenza rivoluzionaria.
C’è un altro particolare davvero interessante e suggestivo: la Sapienza, donna, è anche presentata come una ragazza che, mentre Dio crea il mondo, si diverte e danza alla vita. Risentiamo le parole dell’autore del libro dei Proverbi:
«Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».
Questa giovane Donna, la primogenita di Dio, architetta e danzatrice, che posto potrebbe avere oggi, in una società che annulla ogni bellezza, ogni creatività, ogni esuberanza giovanile?
Una cosa è certa: tutto il male di questo mondo, ad opera del Maligno in persona e dei suoi cultori senza vergogna, non potrà cancellare ogni segno di bellezza o di armonia che è necessariamente insito nel creato. Nel cuore dell’essere umano e nel cuore del creato c’è quel Mistero divino (gli atei si rassegnino!) che lavora nel profondo, così profondo che nulla di esteriorità potrà del tutto mortificare.
Il Logos che si fa umanità
Passiamo ora al brano del Vangelo che riporta il famoso Prologo del Vangelo di Giovanni. Non è il momento di soffermarci a lungo. Ma non possiamo non collegarlo con il primo brano, che abbiamo appena spiegato.
C’è una parola che dobbiamo chiarire, ed è il termine greco Logos (Verbum in latino, Parola in italiana). Il termine logos, tuttavia, è intraducibile. Pensate che proviene dal mondo filosofico greco. Il primo a usarlo è stato Eraclito, il filosofo di Efeso (VI-V secolo a.C.), che ha parlato di logos come di ragione, comune a Dio e agli uomini, capace di cogliere  l’unità del tutto, nonostante l’apparente molteplicità di ciò che appare ai sensi. Semplificando, fu il filosofo ebreo Filone di Alessandria (ca 20 a.C. – 45 d.C.) a fare ampio uso del termine logos come intermediario tra Dio e il mondo come ciò che dà significato e ordine all’universo. Cosa interessante: a Filone fu attribuita da San Girolamo anche la composizione del libro della Sapienza, scritto probabilmente nel primo secolo a.C. Vera o non vera questa attribuzione, sta di fatto che la Sapienza, che è vicina a Dio quando crea il mondo, richiama la concezione del logos e richiama il logos usato da San Giovanni nel Prologo.
Allora la Sapienza sarebbe lo stesso Figlio di Dio, il Logos, che si è incarnato? Allora cadrebbero tutte le belle suggestive parole che ho detto sulla Donna personificata? Non vorrei rispondere a queste obiezioni. Dico solo che in Dio non esiste il genere, non è né maschio né femmina: è purissimo Spirito. Tra l’altro, il termine ebraico che indica lo spirito è femminile. Ma non è questo il vero problema per chi ha una concezione mistica di Dio, che non è né questo né quello.
Volete però togliermi la soddisfazione di rileggere il primo brano della Messa, pensando alla Sapienza che si presenta come giovane donna che fa da architetta, e che, mentre Dio crea il mondo, danza di gioia?
E come si può poi dimenticare che il Logos, o Figlio di Dio, si è incarnato nel grembo verginale di Maria di Nazaret? Si è fatto carne: artefici sono il grembo verginale di Maria e l’azione dello Spirito santo. E allora ci è proibito pensare a Maria come a quella giovane donna, la Sapienza, che collabora con Dio nel rigenerare il mondo, anche danzando pensando alle meraviglie divine, nascoste ma già pronte per esplodere?

2 Commenti

  1. Luigi ha detto:

    E’ un piacere ascoltare le tue omelie don Giorgio. Mentre le ascolto, le leggo e mi vengono vari pensieri. Non mi succede la stessa cosa con le omelie parrocchiali. Pensavo al prologo di Giovanni e a come l’aveva tradotto Erasmo da Rotterdam: In principio erat sermo. Hai ragione don Giorgio. Il termine Logos è intraducibile. Meno male così nessuno se ne può appropriare. L’in principio scriveva Giovanni Vannucci non è l’inizio del tempo, ma religiosamente “sulla sapienza di Dio”. Per i padri greci “la sofia divina”. Hai ragione don Giorgio. Nel cuore dell’essere umano e nel cuore del creato c’è il Mistero divino. Per questa ragione sono agnostico, ma non ateo. Sono i dubbi che non mi fanno credente. Mi è difficile credere nel Dio d’Israele che è anche il Dio cristiano, ma non posso non credere nel Mistero divino. Grazie don Giorgio perchè pubblichi le omelie.

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