Giuro sulla mia coscienza

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Giuro sulla mia coscienza

Giuro sulla mia coscienza – ciò che di più sacro io abbia – che non mi farò mai illudere o ingannare da una ideologia che metta al centro la “socializzazione” dell’essere umano nella sua realtà più spirituale, ovvero nella sua essenza di spirito intellettivo.
Me ne guarderei bene, anche se si trattasse di una sola sensazione: che qualcosa di troppo “sociale” faccia da ostacolo al mio mondo interiore.
Chiariamo una volta per tutte. Quando parlo di “sociale” intendo quella struttura che mi obbliga, che lo voglia o no, a vivere (che è in realtà un “non vivere”!) da dipendente, come un ingranaggio di una macchina che, per essere funzionante, agisce con il movimento meccanicamente obbediente di ogni suo componente.
Dico “sociale” perché ciò richiama la società/macchina, un insieme di relazioni/dipendenze che si fanno chiamare “individuali”, ma per coprire l’inganno del meccanismo di massa.
È vero che siamo esseri sociali, ma la socialità dell’essere umano non risiede nei suoi rapporti esteriori, ma nella universalità, ovvero nell’apertura all’Universale: ogni singolo tende all’Uno.
La “socialità estrinseca”, ovvero che agisce all’esterno dell’essere umano, è quella diabolica (da “diavolo”, ovvero colui che divide) frantumazione della nostra tendenza all’Uno: frantumazione che induce gli individui ad essere schiavi di un altro “uno”, che è il potere dominante, quel potere che ci fa credere di essere “individui”, un “ciascuno per sé” nel mondo planetario, ma che in realtà omologa “ognuno” nel sistema che toglie a “ciascuno” il suo essere interiore.
In altre parole, se voglio essere me stesso, dovrò sfuggire alla trappola del “sociale” schiavizzante, alle ganasce della morsa del sistema dominante, per evitare che lo spirito del mio essere interiore venga represso. 
Non è una fuga, ma la mia difesa dall’inganno del “sociale”.
Non solo lo Stato è un orrendo corpo sociale, ma la stessa religione, quando a prevalere è la struttura che soffoca lo spirito dell’essere umano.
Qui non è questione di credere o di non credere, ovvero di essere agnostici o credenti in un certo dio. È, invece, questione di credere in quell’unica Divinità, degna di essere venerata, che è la realtà più profonda, tanto profonda da toccare l’essenza dell’Infinito: lo Spirito del nostro intelletto più puro, sciolto da ogni condizionamento “sociale”.
30 marzo 2019
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

3 Commenti

  1. bartolomeo palumbo ha detto:

    Grazie,GIORGIO,credo sia ipsum.La memoria ha fatto cilecca,ma avrai sicuramente capito il significato della citazione.SALVE!

  2. bartolomeo palumbo ha detto:

    Per poter realizzare cio’ dicui parla DON GIORGIO é necessario mettere in pratica il detto di SOCRATE(?) nosce te ipse.

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