30 aprile 2017: TERZA DI PASQUA
At 19,1b-7; Eb 9,11-15; Gv 1,29-34
Spirito santo, lo Sconosciuto
Nei tre brani della Messa sentiamo parlare di Spirito santo, e dello Spirito santo sentiremo parlare per tutto il tempo pasquale e oltre, dopo la Pentecoste. Non dimentichiamo che il dono del Risorto è proprio lo Spirito divino, effuso già sulla croce mentre Gesù muore e già promesso alle prime apparizioni agli apostoli.
Eppure, sembra che le cose siano andate un po’ diversamente al diffondersi del primo cristianesimo, visto che l’apostolo Paolo, nelle sue visite missionarie, talora incontrava discepoli che non avevano mai sentito parlare di Spirito santo. Forse la preoccupazione di organizzare le chiese nascenti e di dar loro una certa struttura gerarchica aveva messo da parte ciò che era stato l’origine del cristianesimo, ovvero il dono dello Spirito del Cristo risorto. E così, lungo i secoli, lo Spirito santo diventerà quel Mistero, sconosciuto ai più, o il campo di battaglia per alcuni, onde contestare una Chiesa diventata solo dogma al servizio di una struttura più terrena che spirituale.
Il Battista e la sua visione dello Spirito su Gesù di Nazaret
Vorrei soffermarmi sul terzo brano della Messa. Non dimentichiamo che fa parte del Vangelo di Giovanni, che, a differenza dei tre sinottici (Marco, Matteo e Luca), dà una lettura del tutto particolare degli eventi riguardanti Gesù. Gesù non solo è già contemplato come il Risorto (e questo aspetto è presente anche nei sinottici, dal momento che i Vangeli sono stati scritti decenni e decenni dopo la Risurrezione), ma come il Risorto mistico, già colmo e diffusivo dello Spirito santo. Ecco perché il quarto Vangelo dà una lettura più spirituale del Precursore Giovanni, il quale non è presentato tanto come un asceta ruvido nel vestito e tagliente nel messaggio, ma come un profeta che vede nel cugino Gesù qualcosa di particolarmente mistico: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”».
Commenta don Angelo Casati: «Noi non sappiamo che cosa abbia visto Giovanni, ma la sua parola sta a dire che in quell’uomo c’era congiunzione tra lui e lo Spirito. Come se Giovanni quel giorno avesse visto un uomo abitato dallo Spirito, colmo di Spirito, un uomo che aveva negli occhi il riverbero dello Spirito che lo abitava. Uno su cui lo Spirito rimaneva. E cioè non gli succedeva, come succede a noi, che a volte dallo Spirito siamo abitati e a volte non siamo abitati o poco abitati. No, per lui lo Spirito non era un venire e andare: “Ho visto lo Spirito discendere e rimanere”. Per capire che cosa avesse visto il Battista forse dovremmo moltiplicare all’infinito quello che a volte succede a noi di sperimentare, quando incontriamo donne o uomini che sono come abitati: un fermento li abita, un riverbero è nei loro occhi. Li abita un fuoco diverso, una passione diversa. Così, Gesù, moltiplicando all’infinito».
Fenomeni detti carismatici
Forse sarebbe il caso di chiarire di nuovo che, quando si parla di presenza interiore dello Spirito divino, non si intende parlare di quei doni carismatici, a cui allude il primo brano della Messa, quando l’autore del libro “Atti degli apostoli” scrive che «non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare».
Parlare della presenza dello Spirito va oltre ciò che sono quelle manifestazioni sensibili che hanno ben poco a che fare con la realtà divina. Chiarisce ancora don Casati: «In lui (in Gesù) lo Spirito non appariva e andava. Rimaneva. Ed era un fermento unico. Lui era un creativo, come sembra suggerire l’immagine della colomba, un’immagine che riconduce alle prime pagine della Bibbia, dove dello Spirito è detto che aleggiava sulle acque, uno Spirito che dalle acque fa emergere vita… ».
Battesimo nello Spirito santo
Nel brano di oggi c’è di più: si parla sì di un battesimo, ma di un battesimo “nello Spirito santo”. L’acqua è un elemento fisico, che richiama simbolicamente – pensiamo al colloquio di Gesù con la samaritana – la grazia divina, chiamata “sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. Ma qui non basta la simbologia pur affascinante dell’acqua: c’è la realtà o la presenza dello Spirito santo. L’evangelista Luca aggiunge: “in Spirito Santo e fuoco”. Il fuoco è calore, è luce, ma è anche purificazione: brucia la paglia, le cose inutili, gli eccessi, quel di più che ostacola la libertà dello spirito interiore.
Noi del battesimo abbiamo fatto un rito, e sappiamo quanto esso sia un rito talora formale ed esteriore. Se non altro, Giovanni il Battista chiedeva la remissione dei peccati, previa la conversione del cuore. E oggi? Che senso ha l’amministrazione del battesimo ai bambini? Non discuto il sacramento, discuto invece il rito.
E pensare che già i primi cristiani, forse non tutti (come abbiamo visto nella primo brano), avevano compreso che il vero battesimo era quello “nello Spirito Santo”. Ma oggi chi parla dello Spirito Santo? Già se parlate di spirito interiore, la gente vi guarda male, e vi dice: Vi sentiremo un’altra volta!
Impregnati di Spirito Santo
Gli esegeti moderni fanno notare che il verbo “battezzare” può avere due significati: quello di immergere, ma anche quello di impregnare, ovvero di riempire, colmare. Di Gesù, dunque, Giovanni Battista dice: “Vi impregnerà, vi colmerà, vi riempirà di Spirito”. E quando una cosa è troppo piena, può traboccare, riversarsi fuori. Ma estendendone il significato anche all’essere umano, impregnare fa pensare all’ingravidare, rendere fertile, in realtà i mistici parlavano di generazione dello Spirito in riferimento allo spirito umano, sempre perciò fertile dall’azione divina.
E noi siamo ancora qui a parlare del battesimo come se fosse un rito, ridotto ad una cerimonia da festeggiare nel modo più banale ed esteriore, senza intuire nemmeno l’ombra di un Mistero che richiederebbe una ben altra sensibilità interiore, a iniziare da chi amministra i sacramenti? L’opera impregnante dello Spirito è continua, quotidiana, al di là dei ritmi sacramentali.
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