30 giugno 2024: VI^ DOPO PENTECOSTE
Es 3,1-15; 1Cor 2,1-7; Mt 11,27-30
Dai tre brani della Messa una cosa appare chiara: la “leggerezza” di un Dio che si auto definisce “Io-sono” (primo brano); la “leggerezza” della Sapienza divina, che non è carnale, perciò pesantezza (secondo brano); Gesù dice: “Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero» (terzo brano).
Forse, visto il contesto, non sarebbe necessario spiegare la parola “leggerezza”, ma siccome solitamente viene intesa come superficialità, fatuità, volubilità, incostanza, richiamando anche in senso figurato imprudenza, stupidaggine, sciocchezza, ecc., allora diciamo che, usando una immagine, quella della piuma che vola, per leggerezza in senso mistico s’intende tutto ciò che riguarda l’essere (o lo spirito), che vola perché non è trattenuto a terra. Una mongolfiera si stacca dalla terra appena si sganciano le funi e si libera da eccessiva zavorra.
Certo, fa riflettere come dalla definizione che Dio a Mosè ha dato di se stesso come “Io Sono”, si sia poi, lungo i secoli, passati tanto da fare arrabbiare lo stesso Cristo, a una tale zavorra di una infinità di leggi del tipo morale e comportamentale da mettere l’essere umano al servizio della stessa legge carnale.
Quando medito sulla definizione che Dio ha dato di se stesso, “Io Sono”, che Gesù stesso riprenderà facendo arrabbiare i capi ebrei tanto da condannarlo a morte, non posso non pensare a quanto affermavano i Mistici medievali, e non solo loro, sostenendo che di Dio non si può dire nulla, se non per via negativa, ovvero: Dio non è “questo”, Dio non è “quello”, eliminando tutto ciò che noi pensiamo di Dio, tutto ciò che la religione impone come dogma con cui si vorrebbe imbrigliare Dio in uno schema. Più spoglio Dio di ogni cosa che ne copre l’immagine essenziale, più mi avvicino al Mistero divino. Se so che sotto strati e strati di calcina vi è un dipinto antico, per scoprirlo dovrò togliere ogni strato di calcina, e non invece sovrapporvi altri strati.
Mi avvicino al Mistero divino più tolgo ogni conoscenza che ho di lui, che è frutto della mia mente che partorisce idee o opinioni che mi allontanano dalla definizione che Dio ha dato di se stesso: “Io-Sono”.
Vorrei dire di più. Quando noi diciamo che Dio è buonissimo, è il Giusto per eccellenza, è la Misericordia, è l’Amore infinito, è il Bene Assoluto, è la Libertà, ecc. ecc. non facciamo altro che applicare a Dio in modo superlativo la nostra idea di bontà, di giustizia, di amore, di misericordia, di bene, ecc. peggiorando perché estendiamo all’infinito un nostro modo di vedere le cose. C’erano filosofi e mistici che addirittura parlavano di sovra essere, intendendo l’essere qualcosa di limitato.
E allora diciamo che dobbiamo stare attenti quando parliamo di Dio, perché rischiamo, questo sì, di cadere nella banalità, nella superficialità, e se siamo catechisti o ministri di una religione rischiamo di educare male incidendo negativamente sulla fede dei credenti, per non parlare dei più piccoli.
Certo, bisogna pur parlare di Dio, ma almeno facciamo attenzione, quando diciamo qualcosa su Dio.
È chiaro che lo spirito o l’essere non è né pesante né leggero, ma, siccome dobbiamo pur usare qualche parola o immagine, allora diciamo che Dio non ha alcunché di carnale che è pesantezza, e così la nostra fede in Lui non si appoggia a nessuna cosa carnale, che possa imprigionare lo spirito.
Nel secondo brano, scrivendo ai cristiani della comunità di Corinto l’apostolo Paolo parla di un Mistero di Dio da annunciare senza appoggiarsi su discorsi persuasivi secondo la sapienza umana, ma ponendo piena fiducia nello Spirito e nella sua potenza del tutto interiore. Dunque Paolo contrappone la pesantezza di un discorso umano alla leggerezza di un Dio che ha la sua efficacia in quanto Spirito.
Paolo riconosce la propria debolezza e i propri limiti: nella seconda lettera ai Corinzi, così sintetizza il giudizio che circola su di lui: «Le sue lettere sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la sua capacità di fare discorsi è modesta» (2Cor 10,10).
Ma leggendo il libro “Atti degli apostoli” Paolo sembrerebbe un duro, infaticabile viaggiatore, tenace lottatore, capace di contrastare tutti i suoi nemici, un uomo di grandi capacità comunicative. Tutto sta nel fatto che, fisicamente Paolo era sì debole, modesto nel suo modo di annunciare la Buona Novella, ma la sua fede nello Spirito era tale per cui superava i suoi limiti umani.
Credo che numerosi santi, presentati come super eroi anche dal punto di vista umano (attenzione a certe false biografie), in realtà prendevano tutta la loro forza dallo Spirito, e forse di questo parliamo poco, preoccupati di far risaltare virtù umane o gesti miracolosi che non sono che un’offesa all’opera dello Spirito.
La vera santità non sta nelle opere che si compiono, ma nella fede nell’azione dello Spirito.
Nel terzo brano, troviamo le parole di Gesù diventate famose per certe devozioni al Sacro Cuore di Gesù, cuore non inteso in senso biblico come sede anche dell’intelletto, ma solo come sede delle emozioni e dei sentimenti umani.
Proviamo a risentire ciò che Gesù ha detto non solo ai suoi discepoli, anche a noi.
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, “e troverete ristoro per la vostra vita”. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Sì, siamo stanchi e oppressi da troppa carnalità, sotto il peso di una cappa di tenebre, e il motivo è sempre lo stesso, da che mondo è mondo: lo spirito si sente stretto, non può dare spazio alla Grazia, che è leggerezza perché è divina.
La Grazia sembra un giogo, ma tutto diventa leggero perché la Grazia fa volare, ci permette di decollare dalla terra arida come un pozzo senz’acqua.
Credo che il dialogo che parla più di altri episodi biblici della leggerezza sia quello che si è svolto tra Gesù e la donna di Samaria. Sì, anche Gesù era fisicamente stanco, ma a parlare in lui era lo Spirito, che è leggerezza, e in tale leggerezza spirituale ha convertito il cuore carnale di quella donna, che inizialmente voleva solo dissetare il proprio corpo o dei suoi familiari. La leggerezza dello Spirito vince sempre sulla pesantezza della carne.
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