Gli immigrati salvano l’economia italiana
da NIGRIZIA
Giovedì 22 ottobre 2015
Rapporto Fondazione Moressa
Gli immigrati salvano l’economia italiana
Il rapporto annuale della Fondazione Leone Moressa analizza il ruolo economico degli stranieri in Italia: lavoratori e contribuenti immigrati producono l’8,6% del Pil e pagano la pensione a 600mila anziani italiani. Aumentano gli imprenditori, soprattutto marocchini.
di Danilo Giannese
Gli imprenditori immigrati in Italia aumentano di anno in anno e marocchini, egiziani e senegalesi figurano tra le prime dieci nazionalità, con gli imprenditori originari del Marocco in testa a questa speciale classifica.
Lo rivela il quinto Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa, presentato quest’oggi a Roma, che ha analizzato il ruolo economico degli stranieri nel nostro paese.
Secondo il rapporto oggi, in Italia, risiedono oltre 5 milioni di immigrati, pari all’8,2% della popolazione complessiva, che rappresentano dei veri e propri “attori dello sviluppo” per la nostra economia. Tra loro vi sono 632.000 imprenditori immigrati, un numero che è aumentato di oltre il 20% negli ultimi cinque anni, contro un calo del 6,9% nello stesso periodo relativamente agli imprenditori italiani.
Imprenditori
Gli oltre 69 mila imprenditori marocchini occupano la prima posizione nella classifica delle nazionalità degli imprenditori stranieri in Italia, seguiti da cinesi (62 mila) e romeni (60 mila).
Lavorano soprattutto nel commercio (71%), costruzioni (13%) e servizi alle imprese (7%), mentre da un punto di vista geografico le loro imprese sono dislocate per lo più in Lombardia, Piemonte, Campania, Toscana ed Emilia Romagna.
Gli imprenditori marocchini, insieme a egiziani (22 mila) e senegalesi (18 mila), rappresentano inoltre il 17,4% del totale degli imprenditori immigrati.
Dipendenti
Oltre all’imprenditoria immigrata, lo studio della Fondazione Moressa sottolinea la presenza, nel 2014, di 2,4 milioni di lavoratori immigrati nel nostro paese, che hanno prodotto 125 miliardi di euro di ricchezza, ovvero l’8,6% del Pil. Gli occupati stranieri sono impiegati principalmente nel settore dei servizi (47%), dell’industria (18%) e dell’edilizia (10%). I contribuenti stranieri, invece, ammontano a 3,5 milioni i quali, tra contributi previdenziali e Irpef, hanno versato 16 miliardi di euro nelle casse dello Stato.
Pensionati
«Ripartendo il volume complessivo dei contributi previdenziali versati dagli immigrati per i redditi da pensioni medi, si può affermare che i lavoratori stranieri pagano la pensione a 620mila anziani italiani», ha affermato Stefano Solari, direttore scientifico della Fondazione, che ha aggiunto che «in questo momento di crisi, il ruolo economico degli immigrati ha permesso al tessuto produttivo italiano di rimanere in piedi».
Rimesse
Il rapporto della Fondazione Leone Moressa, infine, sottolinea come i lavoratori immigrati non soltanto apportino benefici al paese di destinazione ma anche ai loro paesi d’origine. Nel 2014, infatti, gli immigrati hanno inviato in patria 5,33 miliardi di euro, pari allo 0,31% del Pil italiano, una cifra ben superiore rispetto ai circa 3 miliardi di euro (lo 0,16% del Pil) che il nostro Paese investe in aiuti allo sviluppo.
Le rimesse degli immigrati africani, tuttavia, costituiscono solo una piccola parte del totale delle rimesse degli immigrati in Italia (appena il 15%). Per di più l’effetto negativo causato dalla crisi ha comportato la concentrazione delle rimesse verso pochi paesi : oltre il 60% delle rimesse verso l’Africa è diretto verso Marocco e Senegal.
Penso sia necessaria un po’ di serenità nel valutare questo fenomeno, cercando di liberarsi da pregiudizi e preconcetti. Prendiamo atto della realtà, ormai il mondo è un villaggio globale, non solo perché la tecnologia delle telecomunicazioni ci ha avvicinato in modo sorprendente, ma anche e soprattutto perché sono sempre più numerosi i flussi migratori, anche di intere popolazioni e l’integrazione è ormai inevitabile. Tanto per chiarire le cose, sono convinto che tra coloro che emigrano i delinquenti sono una minima parte, anzi la stragrande maggioranza è animata da spirito di sacrificio e dal desiderio di trovare una sistemazione onesta e stabile. Non credo che vengano da noi a “rubarci” il lavoro, come sostengono i razzisti più o meno consapevoli, perché la verità è che soprattutto una fascia della nostra popolazione non si adatta facilmente a svolgere mansioni e competenze che ritiene degradanti o non all’altezza delle proprie capacità, mentre chi ha fame di lavoro e stabilità si adatta molto più facilmente. In tutta franchezza, ho l’impressione che noi occidentali siamo un po’ viziati e ci siamo lasciati andare rilassandoci sugli allori delle conquiste sociali e tecnologiche, mentre il resto della popolazione mondiale sa ancora quanta fatica, sudore e sofferenza costa l’attività lavorativa ed è disposta a fare ogni tipo di sacrificio per guadagnarsi da vivere, anche a costo di essere sottopagati e di dover mandare giù bocconi amari.
Integrazione inevitabile con i pensioni degli italiani a 600 euro mese? Prima di accogliere e dare speranza sarebbe meglio avere a posto la nostra casa?La globalizzazione e’ per i capitali x sfruttare meglio le popolazioni ,il cittadino del mondo non ha potere sulla globalizzazione prova fare una assicurazione in francia dove costa meno o comprere un’ auto dove costa meno e portarla in italia oppure aprire uno studio professionale fuori dall’ italia poi ne riparliamo.Non sono contrario a fare carita ma prima facciamo carita agli ITALIANI in disagio se si e’ cittadini abbiamo doveri ma anche diritti,basta con l’ipocrisia del finto buonismo.I manovali servono agli imprenditori x fare utile e portare i soldi nelle banche i disagi li subiscono i cittadini e gli immigrati SVEGLIA
La discriminazione e la disparità di trattamento ci sono anche tra gli italiani del nord e quelli sud, tra uomini e donne e tra diversi tipi di occupazione: spesso senza alcuna ragione o giustificazione se non la gestione indiscriminata delle ricchezze, figlia di una cultura sociale sbagliata. Siamo di fronte a una vergogna del sistema capitalistico che imperversa, con sfaccettature diverse, in tutto il mondo occidentale, e solo una reale politica di perequazione sociale e una convinto intervento di giustizia potrebbe porvi rimedio. L’integrazione invece, che ci piaccia o no, è già nei fatti, anche se ci sarà sempre chi non l’accetterà mai. Basta vedere gli allievi che frequentano le nostre scuole e passeggiare un po’ per la strada, oppure recarsi presso alcuni esercizi commerciali, in buona parte gestiti quasi esclusivamente da stranieri ed extracomunitari
In francia e in inghilterra da anni cercano l’integrazione.Vi ricordate gli incendi in francia.Una cosa nella societa’ e’ dare spazio ai migranti regolari in attivita’ marginali altra cosa e’ dare spazio a mansioni e professioni di concetto all’interno della societa civile.In francia i disordini sono scoppiati per tensioni sociali i padri, dopo enormi sacrifici speravano che i figli potessero avere una vita meno ai margini ma in realta’ cio non e’ avvenuto e i figli frustati hanno iniziato a combattere contro chi li aveva illusi.In inghilterra hanno diviso le etnie nei quartieri e l’integrazione non c’e’ stata.In un paese non puoi avere chi va in giro in ferrari e chi vive di stenti ed escluso dalla vita economica e sociale.Ci dimentichiamo cosa fanno in italia le mafie che combattono solo x arricchirsi nel sud?Per esperienze europee gia’ vissute e per buon senso i migranti economici devono essere piu’ controllati(se hanno possibilita’ di impiego ok altrimenti purtroppo no).Non puoi pensare di avere uomini di 25 anni a spasso senza soldi e lavoro.
Ogni situazione ha i suoi pro ed i suoi contro.
In un’economia sempre più globalizzata, i movimenti migratori portano anche aspetti positivi, come quelle relativi ai flussi finanziari di imprenditori non del luogo.
Sempre di più si affermano realtà economiche internazionali, che non possono più considerarsi autoctone ed isolate dal resto del mondo.
Non si può, quindi, a maggior ragione, fare di ogni erba un fascio e dire di un fenomemo complesso come quello dell’immigrazione che presenti solo aspetti negativi o positivi.
Bene ma prima dato che siamo cittadini italiani con doveri abbiamo anche diritto al lavoro con relative tutele.Gli immigrati spesso lavorano in condizioni proibitive e prive di tutele.Pertanto vediamo di dire le verita’ e non solo una parte di esse.Con la globalizzazione i diritti al lavoro sanciti dalla costituzione sono elusi e i sibndacati e gli ispettori del lavoro non controllano e quindi non fanno il loro dovere ma nessuno apre questo capitolo sia la stampa che i politici glissano.CITTADINO VUOL DIRE AVERE DIRITTI E DOVERI forsci si dimentica.