“Non di solo pane vive l’uomo,. ma… “

L’EDITORUIALE
di don Giorgio

“Non di solo pane vive l’uomo,. ma… “

“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Sono le parole di quel Cristo che sapeva benissimo ciò che diceva, essendo la Parola incarnata, uscita dal Mistero trinitario. Per chi ci crede. Ma perché non crederci, dal momento che non mi costa nulla, mentre mi costerebbe la vita non crederci?
Ma non vorrei fare un discorso prettamente religioso. Dico solo che l’essere umano vive anzitutto di “essere”, e non unicamente di qualcosa di materiale. Dire pane è dire tutto ciò che sazia il corpo. E il corpo senza l’essere non esiste. Anche le pietre hanno un’anima, ovvero “sono”, ma restano pietre, senza trasformarsi in pane, per un tocco magico.
Cristo non si è lasciato sedurre dalla proposta provocatoria del maligno: “Dì che queste pietre diventino pane”. No, Cristo non compie il miracolo. Non servirebbe, anzi, cambierebbe la natura delle cose.
Mentre le pietre si mantengono fedeli al proprio essere, siamo noi, esseri umani, a spaccarci in due, a causa di una antica maledizione, che nessuna religione finora è mai riuscita a spiegarci o, meglio, a darci una spiegazione razionale.
Ed ecco, la tentazione diabolica non cessa di sedurci: trasformare le pietre in pane! 
Ma il nostro essere ha fame e sete di qualcosa di diverso. Le cose non ci soddisfano nel nostro essere: non potrebbero nemmeno prestarsi a questo gioco, tradirebbero la loro natura. Noi abbiamo, purtroppo, la capacità di violentare le cose. Ma nessuno ci accusa di una simile mostruosità.
Scrive Antoine de Saint-Exupéry, l’autore del libro Il Piccolo Principe: «C’è un solo problema, uno solo per il mondo: ridare agli uomini un significato spirituale, inquietudini spirituali… Non si può vivere di frigoriferi, di bilanci, di politica, di parole crociate. Non si può più. Non si può più vivere senza poesia, senza calore né amore».
La lista delle cose che noi usiamo o che vorremmo possedere è diventata più lunga. Il progresso tecnologico non ha fatto che crearci una tale dipendenza da non poterne più fare a meno.
Il libro sacro della Bibbia parla di una particolare punizione del Signore: lasciare il suo popolo senza la parola di Dio. I profeti tacevano.
Credo che la punizione dell’uomo moderno sia la schiavitù o la dipendenza dalle cose. Automaticamente, si spegne la voce dell’essere. Viviamo fuori da noi, in balìa delle cose che ci posseggono. Crediamo di possedere, in realtà siamo noi ad essere posseduti. E più abbiamo, più siamo schiavi. Condizionati da tutto ciò che ci circonda, a tal punto da perdere l’equilibrio, la misura, il buon senso.
E, quando giunge un crisi economica, che ci toglie quell’inarrestabile “di più” che ci siamo costruiti attorno al nostro essere, chiudendolo in una prigione asfissiante, pretendiamo che il potere compia il miracolo: “Dì che queste pietre diventino pane”. E c’è sempre qualcuno che promette il  miracolo.
Ma le pietre resteranno pietre, e l’essere umano si trasformerà in una cosa mostruosa, al di fuori della natura, se continuerà a restare fuori dal proprio essere. 
Oggi tutti promettono cose: pane, lavoro, case, pagare meno tasse, ma nessuno parla di un pane ancor più sostanzioso, che è quello che nutre il nostro essere.
Eppure sono convinto che, se l’essere umano tornasse ad essere se stesso, anche il corpo starebbe meglio. Ma non andate a dirlo ai nostri politici, o ai nostri sindacati: non capirebbero, anzi vi prenderebbero per matti. 
Andate avanti con le vostre pretese di cambiare le pietre in pane, e tutti diventeremo una montagna di pietra artificiale. Senza neppure l’anima di una pietra naturale. 
30 novembre 2014
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

 

1 Commento

  1. Carmine ha detto:

    Bellissimo! Grazie, don Giorgio.

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