Omelie 2020 di don Giorgio: PENTECOSTE

31 maggio 2020: PENTECOSTE
At 2,1-11; 1Cor 12,1-11; Gv 14,15-20
Un unico Mistero
Se il Mistero pasquale andrebbe seriamente approfondito al di là delle celebrazioni liturgiche che sembrano epidermicamente enfatizzate con una varietà talora eccessiva e solo decorativa di luci, parole e suoni che non fanno che distogliere il credente da quella concentrazione interiore, che è indispensabile per favorire il contatto dell’essere con lo Spirito del Risorto, anche la Pentecoste non è che una festa liturgica, che la Chiesa primitiva ha messo in scena per dare spettacolarità ad un evento, appunto la discesa dello Spirito santo sugli apostoli, che alla fine è riuscito, proprio in quanto evento spettacolare, a oscurare la verità dei fatti o a darne una interpretazione talmente riduttiva da togliere almeno quel nesso che unisce indissolubilmente ed essenzialmente il Mistero pasquale con il Mistero della effusione dello Spirito santo.
Quale è la verità dei fatti che l’evento spettacolare della Pentecoste ha oscurato?
Basterebbe partire dal nome “pentecoste”, che vuol dire “cinquantesimo giorno”, e capiremmo già che sarebbe assurdo separare, addirittura di 50 giorni, il Mistero pasquale dal Mistero della Pentecoste.
Lo scrive anche don Angelo Casati: «Festa bellissima, festa prorompente quella della Pentecoste che riceve i suoi simboli dalla festa ebraica della Pentecoste. E Luca racconta il venire dello Spirito attingendo, per il suo racconto, simboli dall’evento che la festa ebraica celebrava. E ancora una volta siamo chiamati ad attraversare i simboli per non patire lo sconcerto di una Pentecoste collocata da Luca a quaranta giorni dalla Pasqua e collocata da Giovanni la sera stessa del giorno di Pasqua o addirittura il giorno della crocifissione, quando Gesù, scrive il quarto evangelista, “chinato il capo consegnò lo Spirito”. Che sia anche questa, me lo chiedo, la dimostrazione che lo Spirito è come il vento e quindi inafferrabile, in fuga dalle nostre collocazioni, dalle nostre classificazioni?».
Dunque, separare per di più cronologicamente il Mistero pasquale dal Mistero del dono dello Spirito è assurdo, sotto tutti i punti di vista: esegetico, teologico e mistico.
Pentecoste ebraica e pentecoste cristiana
Ma il vero problema sta proprio in ciò che scrive don Angelo Casati all’inizio, quando dice che la Pentecoste narrata da Luca negli “Atti degli apostoli” riceve i suoi simboli dalla festa ebraica della Pentecoste. Infatti, i simboli sono gli stessi: tuoni, vento e fuoco, che solitamente accompagnavano le apparizioni del Dio di Israele. La Pentecoste ebraica ricordava il giorno in cui Dio sul monte, in un contesto di tuoni, di vento e di fuoco, aveva fatto dono al suo popolo della Legge. Era chiamata anche Festa delle Settimane, perché veniva celebrata una settimana di settimane (sette settimane o cinquanta giorni) dopo la festa dei pani azzimi. Inizialmente era una festa a carattere agricolo, per ringraziare il Signore per il raccolto. Ma successivamente assunse un altro significato: commemorare l’alleanza fra Dio e il suo popolo, avvenuta sul Monte Sinai cinquanta giorni dopo l’uscita dall’Egitto.
Già da queste notizie potete già capire che c’è una enorme differenza tra la Pentecoste ebraica e la Pentecoste cristiana, e la differenza sta anche nella parola “pentecoste” che per la Chiesa non andrebbe più usata, se è vero che significa cinquantesimo giorno.
Punto da chiarire
Qui sta il punto da chiarire. Noi cristiani dovremmo una buona volta superare la storicità degli eventi, non possiamo dare ai misteri di Dio una collocazione cronologica, e dobbiamo evitare di soppiantare le feste ebraiche o le feste pagane sovrapponendo le nostre feste cristiane. Lo abbiamo fatto per il Natale. E lo abbiamo fatto con la Pentecoste. Un discorso diverso meriterebbe la Pasqua.
Ma anche qui, pur coincidendo il periodo della celebrazione, il contenuto è diverso. Gli ebrei celebravano eventi del passato, pur mantenendo vivo il loro ricordo, ma erano eventi storici. Per noi credenti, più che di eventi storici, si tratta di un Mistero che va oltre l’evento. Certo, che Cristo sia nato, abbia fatto o abbia detto e che sia morto su una croce sono eventi, ma vanno al di là dell’evento storico. Eppure, la Chiesa è ancora qui a celebrare eventi, senza magari cogliere il Mistero che sta dietro, o che sta sotto o che sta sopra l’evento.
La legge dello Spirito
E allora proviamo a riflettere anche solo sulla legge, il dono che Dio ha dato a Mosè sul monte Sinai. Sappiamo tutti come poi gli Ebrei abbiano ridotto la legge mosaica in una serie complessa di numerose prescrizioni tali da mettere in difficoltà la libertà e la dignità dell’essere umano. Pensiamo alla legge del sabato, e a quanto Cristo stesso ha detto: “Il sabato è per l’uomo, e non l’uomo per il sabato”. Anche San Paolo va giù duro contro la legge, dicendo che è la legge a creare il peccato. Più leggi, e più possibilità di venir meno alle leggi e quindi di peccare. Non parliamo sempre male unicamente del popolo ebraico. Pensiamo alle varie religioni, pensiamo in particolare alla Chiesa cattolica. C’è stato un periodo in cui aveva di gran lunga superato l’ipocrisia della religiosità ebraica. Ogni cosa era un peccato, tutto era peccato, e ci si doveva andare a confessarsi. Chiaro poi l’intento della Chiesa e di ogni religione: creo norme, tu commetti peccati e poi devi dipendere da me per la loro remissione. Tutto un giro e un gioco di legami delle coscienze, che così perdevano la loro immagine divina.
Ed ecco allora la domanda: che cos’è la legge dello Spirito santo? Non c’è una definizione di due parole, in quanto si entra in un mondo in cui ad esserci è lo Spirito di libertà. I profeti parlavano di leggi divine scritte nel cuore, o nell’essere umano. Che significa? Vuol dire semplicemente che siamo divini nello spirito, e che perciò la nostra legge interiore (etimologicamente la parola significa anche scelta) è scegliere tra la carne e quello spirito che il riflesso divino o, ancor più positivamente, è una scintilla divina.
Non ci sono norme o prescrizioni particolari che lo Spirito scrive su fogli di carta o su documenti ufficiali: lo Spirito parla al nostro spirito interiore e lo invita a scegliere. La scelta avviene dentro di noi, e la scelta interiore illuminerà poi il nostro comportamento esteriore.

1 Commento

  1. Palumbo Bartolomeo ha detto:

    Questa è catechesi da meditare e assimilare.Grazie DON GIORGIO.Da conservare nel marque page.

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