Ucraina: il crimine dei bambini deportati

dal Corriere della Sera

Ucraina:

il crimine dei bambini deportati

di Mario De Curtis | 22 maggio 2025
La guerra in Ucraina ha causato non solo morte e distruzione, ma anche la deportazione di oltre 20.000 bambini in Russia. Restituire questi bambini alle loro famiglie è una priorità umanitaria e dovrebbe rappresentare il primo passo concreto verso una pace giusta.
Mentre il mondo guarda con speranza alle trattative per una possibile cessazione delle ostilità in Ucraina, c’è una verità dolorosa che non possiamo ignorare: la pace non è solo una questione di confini ridisegnati o di armistizi. La pace è una promessa di giustizia, di ritorno a casa per chi è stato strappato via. In Ucraina, oggi, quella promessa è ancora lontana per migliaia di bambini.
Il 24 febbraio 2022, la Russia ha scatenato una guerra che ha devastato l’Ucraina. Secondo l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR), al 31 marzo 2025, risultano almeno 12.910 civili uccisi e oltre 30.700 feriti. Il numero continua a crescere di mese in mese con attacchi incessanti che colpiscono scuole, ospedali e abitazioni civili.
Tra le vittime ci sono soprattutto i bambini, le vite più innocenti e vulnerabili. Più di 2.500 minori sono stati uccisi o feriti, un numero che cresce ogni giorno, ma che non racconta ancora la sofferenza invisibile: quella dei minori che sopravvivono, costretti a vivere nel trauma, nell’incertezza, lontano dalla propria casa e dalle proprie radici. Secondo l’OHCHR, circa 3,7 milioni di persone sono sfollate internamente in Ucraina e oltre 6,9 milioni hanno cercato rifugio all’estero. I minori rappresentano circa un quarto di questi numeri.
Molti di loro non possono più frequentare la scuola, il loro diritto all’istruzione è stato spezzato e un’intera generazione rischia di essere esclusa da ogni prospettiva educativa e sociale.
Ma c’è un crimine che, sebbene denunciato, fatica a trovare risposta concreta nell’agenda della giustizia internazionale: la deportazione forzata di oltre 20.000 bambini ucraini in Russia. Bambini strappati alle famiglie, separati dai genitori, privati della loro cultura, della loro lingua e della loro identità. Alcuni sono stati adottati da famiglie russe, altri hanno ricevuto la cittadinanza russa, perdendo per sempre il legame con le proprie origini e con la propria terra.
Usati come pedine in un gioco di potere, questi bambini sono stati costretti a subire programmi di indottrinamento ideologico, lontani dalla sicurezza e dall’affetto dei loro cari. Questa non è solo una violazione dei diritti umani. È un crimine di guerra, come ha confermato la Corte Penale Internazionale che ha emesso mandati di arresto nei confronti di Vladimir Putin e Maria Lvova-Belova, accusati di deportazione illegale di minori. Un atto ingiustificabile, che non può essere definito altro che un crimine contro l’umanità.
Ma nel buio di questo crimine, ci sono anche piccoli barlumi di speranza. La Santa Sede, con l’incarico di Papa Francesco, ha intrapreso una missione diplomatica che ha visto il cardinale Matteo Zuppi impegnato personalmente a Mosca. Il suo compito non è stato solo quello di fare da mediatore per uno scambio di prigionieri, ma di cercare, attraverso il dialogo, di riportare a casa i bambini deportati.
I colloqui, difficili e riservati, hanno dato qualche frutto: nel 2024, alcune centinaia di bambini sono stati rimpatriati. Anche se il numero esatto non è ancora chiaro, i dati indicano che, purtroppo, questa tragedia è tuttora in corso. Ogni bambino che ritorna a casa è una vittoria. Ma il lavoro non è finito.
Il numero di minori deportati potrebbe essere molto più alto di quanto si conosca attualmente. Le difficoltà nel rintracciare i bambini unite alle resistenze politiche e alla mancanza di trasparenza da parte della Russia rendono il processo di recupero estremamente arduo. La comunità internazionale è chiamata a intensificare gli sforzi affinché questa emergenza umanitaria non venga dimenticata.
La guerra in Ucraina non ha solo devastato il Paese, ma ha portato morte e ha distrutto le vite innocenti di molti bambini. È nostro dovere fare tutto il possibile per restituire loro una vita, per ridare loro il diritto di crescere, di essere felici, di sapere chi sono e da dove vengono.
In questo momento cruciale, il ritorno di questi bambini deve essere la priorità umanitaria. Non si può parlare di pace senza giustizia. Non si può parlare di futuro senza restituire ai bambini ciò che è stato loro rubato. Restituire ogni bambino alla sua casa, alla sua famiglia, alla sua identità è l’unico modo per guarire le ferite di questa guerra e permettere all’Ucraina di ricominciare a sperare. Restituirli alle loro famiglie è il primo passo concreto verso una pace giusta.
L’Autore è Professore di Pediatria presso l’Università di Roma La Sapienza

Commenti chiusi.