Curia milanese: chi è l’autore di tale “oscenità”!? E il “piccoletto” non dice nulla? Sempre più in basso…

da roma.repubblica.it
10 DICEMBRE 2024

Vaticano,

gestione del coro tra truffe e peculato:

tre condanne

di Carlo Romano
Tre anni e due mesi di reclusione all’ex direttore monsignor Massimo Palombella. Condannati anche l’ex direttore finanziario e la moglie. Tra i testimoni Mons. Gänswein
Peculato, truffa e anche riciclaggio. Una gestione finanziaria criminale, secondo il Tribunale vaticano, quella che per anni ha caratterizzato il Coro della Cappella musicale pontificia. Condannati l’ex direttore, l’ex direttore finanziario e la moglie di quest’ultimo.
Il processo si è concluso dopo un anno e mezzo e il Tribunale, presieduto da Giuseppe Pignatone, ha condannato l’ex direttore monsignor Massimo Palombella a 3 anni e 2 mesi di reclusione, a 9mila euro di multa e all’interdizione dai pubblici uffici per un tempo pari alla durata della pena detentiva, l’ex direttore finanziario Michelangelo Nardella a 4 anni e 8 mesi di reclusione, a 7mila euro di multa e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, e la moglie di Nardella, Simona Rossi, a 2 anni di reclusione, 5mila euro di multa e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Il sacerdote salesiano e l’ex direttore finanziario sono stati inoltre condannati anche per abuso d’ufficio, relativamente all’organizzazione di concerti in favore di importanti aziende italiane.
Ordinata la confisca a carico di Nardella, anche per equivalente, di 123.646,21 euro e sia a carico di Nardella che di monsignor Palombella, in solido tra loro, di 127 mila euro. A carico di Nardella e della moglie, in solido tra loro, ordinata poi la confisca di 29.699,02 euro.
I tre imputati sono stati infine condannati al risarcimento delle spese processuali, ma assolti da alcuni reati per insufficienza di prove o perché il fatto non sussiste.
Il Coro è responsabile del servizio musicale nelle celebrazioni liturgiche in Vaticano, ma nel tempo è diventato un ente autonomo e si esibisce anche in concerti in Italia e nel mondo.
Il processo è scaturito dalle indagini autorizzate nel 2018 dal Papa “sugli aspetti economico-amministrativi” del Coro.
In Vaticano erano arrivate alcune lettere, in particolare dai genitori dei “Pueri Cantores”, in ci si contestava la partecipazione del Coro a eventi pubblici ritenuti poco consoni alla missione originaria del gruppo di cantori, fondato nel 1471, poco dopo il ritorno del pontefice da Avignone a Roma, con il nome di “Collegio dei Cappellani cantori”.
Gli investigatori hanno sostenuto che dagli accertamenti era emersa una gestione disordinata dei fondi e Papa Francesco, nel gennaio 2019, con un Motu Proprio ha trasferito la Cappella Musicale dalla Prefettura della Casa pontificia sotto la giurisdizione dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche pontificie, affidando l’amministrazione economica dello stesso ente a monsignor Guido Pozzo, fino a quel momento segretario della Commissione “Ecclesia Dei”, poi soppressa.
Nel corso delle udienze è stato ascoltato come testimone anche monsignor Georg Gänswein, a lungo segretario particolare di Benedetto XVI e prefetto della Casa Pontificia, attuale nunzio in Lituania, Lettonia ed Estonia.
Monsignor Gänswein ha parlato di trattamenti duri nei confronti dei ragazzi, lamentele e anomalie nei bilanci, sostenendo però di non aver preso atto personalmente di “scorrettezze su piano amministrativo e finanziario”, pur confermando i sospetti “sulla sincerità e la rettitudine” dei vertici del Coro.
Ha precisato di aver ricevuto le lamentele dei genitori dei “Pueri Cantores” nel 2014 e che aveva “parlato con Palombella, “raccomandandogli di non esagerare” con i ragazzi. Arrivate le lamentele anche dagli adulti, che si erano rivolti al segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, ha sottolineato di essere stato convocato da Parolin, che aveva coinvolto anche il cardinale Angelo Becciu.
Tra aprile e maggio 2018, Gänswein fu inoltre incaricato di “prendere provvedimenti” a seguito di un falso messaggio di Nardella ad un’associazione di medici ma, convocato, il direttore amministrativo “ha sempre negato esserne l’autore, adducendo varie motivazioni come il furto della password del suo computer”. Nardella venne quindi sospeso.
“A volte è il naso che dice che qui qualcosa non funziona, a quel punto ho visto e iniziato a dubitare della sincerità. Non avevo prove ma il sospetto. Sono passati 6 anni, più preciso non posso essere”, ha affermato Mons. Gänswein. Che ha aggiunto: “In alcune occasioni di concerti ed esibizioni artistiche venivano fatte donazioni e offerte ma nulla è pervenuto alla Prefettura. Mai avuto un elenco di manifestazioni a cui anno per anno partecipava la Cappella Sistina. Noi abbiamo ricevuto solo richieste di dover pagare, gli introiti mai visti. Si sapeva che erano all’estero o in Italia, ma riguardo a tutto ciò che entrava non abbiamo avuto informazioni”.
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da AVVENIRE

Vaticano. Coro Cappella Sistina,

gestione dei fondi: condannati i tre imputati

T.Pi. martedì 10 dicembre 2024
Concluso il processo avviato nel 2023. L’ex direttore monsignor Palombella è stato condannato a 3 anni e 2 mesi, l’ex direttore finanziario Nardella a 4 anni e 8 mesi. Così la sentenza di primo grado
Con la condanna dei tre imputati si conclude, dopo un anno e mezzo, il processo sulla gestione finanziaria del Coro della Cappella Musicale Pontificia Sistina. Il Tribunale vaticano, presieduto da Giuseppe Pignatone, ha terminato oggi il procedimento penale, avviato il 24 maggio 2023, con una sentenza di primo grado – pubblicata nel Bollettino della Sala stampa vaticana – che condanna l’ex direttore monsignor Massimo Palombella a 3 anni e 2 mesi di reclusione, novemila euro di multa e l’interdizione dai pubblici uffici per un tempo pari alla durata della pena detentiva; l’ex direttore finanziario Michelangelo Nardella a 4 anni e 8 mesi di reclusione; settemila euro di multa e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici; la moglie di Nardella, Simona Rossi, a 2 anni di reclusione, cinquemila euro di multa e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Peculato, riciclaggio e truffa i principali capi di accusa – sottolinea Vatican News – a carico delle due persone, al tempo, ai vertici del Coro responsabile del servizio musicale nelle celebrazioni liturgiche in Vaticano, divenuto nel tempo ente autonomo che si esibisce anche in concerti in giro per l’Italia e il mondo. Il sacerdote salesiano e il responsabile dell’amministrazione sono stati condannati, infatti, anche per abuso d’ufficio continuato per condotte relative all’organizzazione dei concerti in favore di importanti aziende italiane.
Nell’ambito del procedimento è stata inoltre ordinata, a carico di Nardella, la confisca, anche per equivalente, di 123.646,21 euro; ancora a Nardella e Palombella, in solido tra loro, la confisca di 127 mila euro, oltre a interessi e rivalutazione, quale profitto del delitto di abuso d’ufficio; e a carico di Nardella e della consorte, in solido tra loro, la confisca di 29.699,02 euro. I tre imputati sono stati inoltre condannati al risarcimento delle spese processuali; assolti, invece, da alcuni reati per insufficienza di prove o perché il fatto non sussiste.
Il processo si era aperto «nel maggio 2023, conseguenza di un’indagine autorizzata cinque anni prima dal Papa (nel 2018) “sugli aspetti economico-amministrativi” del Coro. Ancora prima – ricorda il servizio di Vatican News – vi erano state alcune lettere di lamentele e polemiche, in particolare dai genitori dei “Pueri Cantores”, per la partecipazione a eventi pubblici poco consoni alla missione originaria di quello che nel 1471, poco tempo dopo il ritorno del Papa da Avignone a Roma, nacque con il nome del “Collegio dei Cappellani cantori”. Il Pontefice aveva quindi autorizzato una inchiesta che ha fatto emergere comportamenti scorretti e, in seguito, una gestione disordinata dei fondi». Tanto che lo stesso Francesco, nel gennaio del 2019, con un motu proprio trasferì la Cappella Musicale dalla Prefettura della Casa pontificia alla giurisdizione dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche pontificie, affidando nel contempo l’amministrazione economica dello stesso ente a monsignor Guido Pozzo, fino a quel momento segretario della Commissione “Ecclesia Dei” creata a seguito dello scisma lefebvriano e poi soppressa.
Ebbene: dopo cinque anni le accuse si sono concretizzate in peculato, riciclaggio, truffa e appropriazione indebita. Nel maggio 2023 l’avvio del processo, con gli avvocati che richiamavano la nullità e inutilizzabilità di prove illecitamente acquisite a seguito di una segnalazione all’Asif (l’Autorità di supervisione e informazione finanziaria, al tempo Aif) o che rimbalzavano le accuse tra un imputato e l’altro, mentre l’Ufficio del Promotore di Giustizia chiedeva il rigetto di tutte le eccezioni avanzate.
«Nel corso delle udienze di quest’anno – prosegue Vatican News – è stato ascoltato come testimone anche monsignor Georg Gänswein, per anni segretario particolare di Benedetto XVI e prefetto della Casa Pontificia. Durante un’udienza di meno di un’ora, l’attuale nunzio in Lituania, Lettonia ed Estonia, aveva parlato di trattamenti duri nei confronti dei ragazzi, lamentele, anomalie nei bilanci ma assicurava di non aver preso atto – almeno non personalmente – di “scorrettezze su piano amministrativo e finanziario”. L’arcivescovo confermava, tuttavia, i sospetti “sulla sincerità e la rettitudine” dei vertici del Coro».
Secondo Laura Sgrò, difensore di Nardella e Rossi, con la sentenza di oggi il Tribunale Vaticano «ha in buona parte sconfessato la ricostruzione accusatoria del Promotore di Giustizia. Infatti, dei quindici capi di imputazione a carico del dottor Nardella, di cui tre in concorso con la dottoressa Simona Rossi e quattro in concorso con il maestro Massimo Palombella, il dottor Nardella è stato assolto per ben otto capi di imputazione perché il fatto non sussiste o per insufficienza di prove. La dottoressa Rossi, è stata a sua volta assolta dalle accuse per due capi di imputazione sui tre formulati dal Promotore di Giustizia». Le indagini durate cinque anni «hanno condotto a delle importanti assoluzioni per più della metà dei capi di accusa. Non conosciamo ancora le motivazioni della sentenza, che impugneremo per i capi per i quali il Tribunale ha deciso la condanna». Tuttavia, «come diceva un noto politico italiano, le sentenze dei giudici non si discutono, si appellano. Ed è quello – assicura l’avvocato Sgrò – che faremo quanto prima».
Dal 2021 a monsignor Palombella è affidata la direzione della Cappella Musicale del Duomo di Milano.
«La Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano – si legge in una nota diffusa in serata dall’ente – prende atto della sentenza di primo grado» del Tribunale vaticano nel procedimento penale a carico di monsignor Palombella «in riferimento a precedenti incarichi professionali da egli ricoperti durante gli anni del suo servizio presso la Cappella Musicale Pontificia Sistina di Roma. L’Ente resta in attesa di conoscere i dettagli della sentenza con le relative motivazioni, che saranno portati all’attenzione dei competenti organi della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, nelle forme e nelle modalità previste. Si ricorda che i presunti fatti di carattere amministrativo contestati a monsignor Palombella – conclude la nota – non riguardano in alcun modo l’impegno musicale ed educativo da egli svolto presso la Veneranda Fabbrica dal settembre 2021, quale attuale Maestro Direttore della Cappella Musicale del Duomo di Milano».
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www.chiesadimilano.it

Processo Cappella Sistina,

la Veneranda Fabbrica:

«I fatti contestati a Palombella

antecedenti al suo incarico qui»

Lo dichiara l’ente dopo la sentenza di primo grado del Tribunale del Vaticano nel procedimento penale a carico dell’attuale Direttore della Cappella Musicale del Duomo
11 Dicembre 2024

Un comunicato che rasenta la follia.

Indecenza!!!

«La Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano prende atto della sentenza di primo grado del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano nel procedimento penale a carico di monsignor Massimo Palombella, in riferimento a precedenti incarichi professionali da egli ricoperti durante gli anni del suo servizio presso la Cappella Musicale Pontificia Sistina di Roma». Lo riporta una nota diffusa dopo la pronuncia della sentenza dallo stesso ente, che «resta in attesa di conoscere i dettagli della sentenza con le relative motivazioni, che saranno portati all’attenzione dei competenti organi della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, nelle forme e nelle modalità previste». E conclude: «Si ricorda che i presunti fatti di carattere amministrativo contestati a monsignor Palombella non riguardano in alcun modo l’impegno musicale ed educativo da egli svolto presso la Veneranda Fabbrica dal settembre 2021, quale attuale Maestro Direttore della Cappella Musicale del Duomo di Milano».
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L’anno scorso così scrivevo sul mio sito

qui

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